venerdì 31 maggio 2019
Il segretario del sindacato dei giornalisti: «Serve subito un rinnovo temporaneo della convenzione per l’emittente. Partiti tutti concordi, tranne il M5s»
Raffaele Lorusso

Raffaele Lorusso

COMMENTA E CONDIVIDI

«Il taglio al Fondo per l’editoria prima, e il mancato rinnovo della concessione a Radio Radicale poi rappresentano una dichiarazione di guerra all’informazione. Chiediamo al Parlamento di invertire la rotta...». Raffaele Lorusso è al secondo mandato come segretario generale della Fnsi, il sindacato dei giornalisti.

Cosa si può fare nell’immediato?

In Senato c’è il decreto Sblocca-cantieri. Chiediamo alla presidente di Palazzo Madama, Alberti Casellati, di non considerare inammissibili gli emendamenti presentati da diversi partiti per consentire a Radio Radicale di proseguire le trasmissioni.

Sulla questione si sono mobilitate tutte le forze politiche, eccetto M5s.

Alcuni parlamentari 5s hanno firmato petizioni, ma bisogna capire se avranno la forza di entrare in collisione coi vertici e con la Casaleggio associati. Eccetto loro, comunque, al nostro sit-in davanti a Montecitorio, sono intervenuti esponenti di tutti i partiti, in un arco che va da Fdi e Lega fino a Pd e Leu. La volontà del Parlamento di pronunciarsi su quegli emendamenti c’è, è inaccettabile trincerarsi dietro ad artifici regolamentari.

Il capogruppo 5s in Senato, Stefano Patuanelli, annuncia che la prossima settimana l’Aula discuterà la mozione sul rinnovo della convenzione di Radio Radicale col Mise.

Ben vengano le mozioni, ma servono i provvedimenti. In attesa della regolamentazione del settore, attraverso una gara pubblica, Radio Radicale non deve spegnere il segnale, occorre un rinnovo temporaneo della convenzione. E comunque c’è un problema di metodo. Cioè? Non si può prima costringere molte voci a sparire, migliaia di giornalisti a perdere il lavoro, e poi discutere di editoria agli Stati generali.

Quanti posti di lavoro sono a rischio?

Si incide sui bilanci di molte testate. Penso non solo a Radio Radicale, ma anche a Manifesto, Foglio, Avvenire, ai giornali diocesani. Testate che, senza i fondi per l’editoria, potrebbero subire ridimensionamenti, in qualche caso la chiusura. Se sommiamo le agenzie di stampa, anch’esse in crisi, si arriva a 2mila giornalisti, su 15mila assunti a tempo indeterminato in Italia.

Radio Radicale ha scritto al capo dello Stato, la Repubblica al presidente del Consiglio.Vi attendete prese di posizione?

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui siamo grati, ha già parlato 11 volte in difesa del pluralismo dell’informazione, esercitando la propria moral suasion. Il premier Conte, se si limita a svolgere in modo 'notarile' il ruolo di garante del 'contratto' giallo- verde, è difficile che batta un colpo. Ma ci auguriamo che lo faccia.

Gli italiani hanno compreso quanto sia alta la posta in gioco?

È necessario, anzi indispensabile che lo capiscano. Un anno fa, ad agosto, negli Usa, 300 testate pubblicarono lo stesso giorno altrettanti editoriali contro gli attacchi alla stampa del presidente Trump, invitando i cittadini a riflettere sul bene cruciale dell’informazione. Forse è il caso di pensare a un’iniziativa simile.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI