lunedì 20 febbraio 2017
Un 18enne affetto da Sindrome di Down aggredito da un gruppo di coetanei. Sentiti diversi alluni: era solo un gioco...
Famiglia denuncia aggressione a figlio disabile. Catena umana dei compagni
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Un ragazzo disabile preso di mira da compagni di scuola: la derisione diventa violenza, in diverse circostanze, fino a diventare un’abitudine. Non nella scuola, ma nel tragitto casa-scuola: da un paese della periferia di Ancona, dove abitano, passando per Osimo, per arrivare alla sede della scuola, l’alberghiero di Loreto. Proprio nel grande parcheggio-capolinea degli autobus sarebbe avvenuto l’episodio più grave, che ha convinto i genitori dello studente a rivolgersi alle autorità scolastiche e ai Carabinieri.

La vera novità di questa storia, purtroppo ormai così comune, viene dalla reazione della scuola, che anziché nascondere, minimizzare, ha fatto subito quadrato attorno al ragazzo. Non è un caso, perché l’Istituto alberghiero "Nebbia" ha una tradizione consolidata in questo campo: ben 130 studenti con disabilità, su circa 1300, una percentuale altissima. E anziché ’spalmare’ la disabilità, per ’diluirla’, l’istituto, gli insegnanti e il dirigente Gabriele Torquati, hanno operato alcune scelte precise: con un apposito bando hanno affidato alla coop interna di studenti disabili la gestione delle merende. La pizza viene prodotta internamente e poi venduta dagli stessi ragazzi, che così alimentano altri progetti.

Non solo, alcuni insegnanti di sostegno hanno costituito una cooperativa per garantire un futuro agli studenti disabili che dopo il ciclo scolastico rischiano di riprecipitare nel vuoto sociale: così hanno preso in gestione un ristorante, vicino alla scuola, dove lavorano alcuni studenti diplomati dall’istituto alberghiero. Ecco perché la risposta è stata diversa. Questa mattina attorno all’istituto si è formata una catena umana di studenti.

«Un gesto – ha spiegato Giordano Ferrucci, rappresentante d’istituto degli studenti – per far sentire tutto il nostro calore ai nostri compagni e far capire che quello che è successo è solo un brutto episodio».

Le presunte responsabilità sarebbero comunque state individuate e alcuni ragazzini sono stati sentiti dai Carabinieri: «Era solo un gioco…», così si è difeso uno di loro. Un gioco, che però è passato, oltre che attraverso derisioni e gesti di violenza fisica, anche attraverso ustioni provocate con un accendino.

Ragazzi e docenti si sono riuniti in assemblea, dopo il cordone solidale davanti alla scuola lauretana, per isolare gli aggressori. La prospettiva è l’organizzazione per venerdì di un corteo per raccogliere solidarietà e adesioni anche da altri istituti del comprensorio.

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