giovedì 23 dicembre 2010
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L’ora di religione cattoli­ca «non è catechismo», né «un privilegio della Chiesa Cattolica», e trova il fon­damento nella «importanza che la dimensione religiosa ha nella formazione integrale della per­sona » e nel «ruolo ineguagliabile del cristianesimo» nella costru­zione della società. Lo ha scritto l’arcivescovo di Genova e presi­dente della Cei, cardinale Ange­lo Bagnasco, in una lettera rivol­ta ai fedeli della diocesi per sen­sibilizzarli nella «scelta di parte­cipare all’ora di religione cattoli­ca nel prossimo anno scolastico». La lettera, indirizza ai sacerdoti diocesani, verrà letta durante le messe di domenica 9 gennaio. Per Bagnasco l’ora di religione è «conseguenza di una duplice pre­sa d’atto». Prima di tutto a causa «dell’importanza che la dimensio­ne religiosa ha nella formazione integrale della persona» perché «una visione che escluda per prin­cipio l’apertura alla trascenden­za, porta ad una concezione ma­terialistica della vita e della so­cietà». Secondariamente, in quanto «è riconosciuto il ruolo i­neguagliabile che il cattolicesimo ha avuto nella costruzione, non solo della storia dell’Italia e del­l’Europa, ma anche della sensi­bilità morale e dell’umanesimo personale e comunitario che co­stituisce il cuore del nostro popo­lo ». Infatti, ha ag­giunto, «il Vange­lo è la base e la ga­ranzia di questo umanesimo che ha al centro il pri­mato dell’uomo, la libertà, la sua vocazione alla solidarietà». Il car­dinale ha poi ricordato l’enorme l’influenza culturale del cristia­nesimo nell’arte, nella cultura, nella musica, nelle tradizioni, «tanto che non conoscere il fatto cristiano significa mancare di u­no strumento di comprensione decisivo». «Non corrisponde af­fatto al catechismo – ha afferma­to ancora – e non di rado vi par­tecipano anche giovani non cat­tolici o non credenti». Conclu­dendo la lettera, il porporato ha poi affermato che, nell’ottica di superare l’emergenza educativa, l’ora di religione diventa un «mo­mento qualificante di questa missione in aiuto alla famiglia» perché la scelta di avvalersi di ta­le insegnamento riguarda «una migliore presa di coscienza circa le ricadute culturali, storiche e so­ciali del Vangelo».
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