mercoledì 29 settembre 2010
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C’è un’Italia reale che non ha rappresentazione politica, eppure merita di essere raccontata. È un’Italia fatta di persone, luoghi, imprese che incarnano la vera tradizione di ricchezza del nostro Paese e sono già da tempo laboratorio di cultura e formazione per i giovani. Come darne conto, evocando quel cambiamento possibile (per certi versi già in atto) che ha auspicato lunedì nella sua prolusione il cardinale Angelo Bagnasco? Dalla società civile arrivano le prime risposte. Domani a Roma l’Istituto Luigi Sturzo presenterà un progetto messo a punto insieme a un gruppo di lavoro coordinato da docenti e ricercatori, provenienti dalle esperienze più diverse. «Vogliamo raccogliere le tante energie diffuse nel Paese per conoscerle, metterle in rete e farle dialogare» racconta Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano. Con lui e con il presidente dell’Istituto Luigi Sturzo, Roberto Mazzotta, hanno collaborato in questi mesi economisti come Luigino Bruni ed esponenti del terzo settore come Johnny Dotti, oltre a un team di ricercatori dell’ateneo di Largo Gemelli. Talenti diversi in campo per scovare storie vere espressione del Paese reale. «In una fase di disorientamento e di rassegnazione, con tratti di cinismo sempre più evidenti anche nel dibattito pubblico – continua Magatti – crediamo ci sia bisogno di ridare un’anima all’Italia, che poi è la stessa tramandata in secoli di tradizione. Basta girare per le città per rendersi conto che le nostre radici resistono ben più forti di qualsiasi tentativo di indebolimento».Cosa è emerso dal lavoro di questi mesi? Innanzitutto, l’esistenza di un mosaico di esperienze nate dal basso, dalla creatività di pochi, dal desiderio di non arrendersi alle consuetudini, dalla voglia di innovare. In fondo, è questo il patrimonio di tante comunità locali in cui si nasconde una ricchezza che merita di emergere e di fare notizia. Questo puzzle porterà alla creazione di un Archivio della generatività italiana. «La parola generatività ha la stessa radice di generosità – spiega Magatti – ed esprime bene quello che abbiamo in testa di fare, senza alcuna pretesa egemonica: spenderci per una vera svolta culturale con dedizione e impegno, cercando di trovare nei fatti che incontriamo un supplemento di senso».Il progetto, denominato GeniusLoci, non poteva che nascere dall’istituto che porta il nome di un sacerdote simbolo per l’Italia tutta, il primo a comprendere, un secolo fa, che esisteva una distanza tra la ricchezza della vita sociale del Paese e l’impasse istituzionale che lo bloccava, ieri come oggi. «La sensazione è che anche adesso l’Italia reale sia più avanti di quella raccontata da gran parte dei media e dalla rappresentazione tratteggiata dal Palazzo». La sfida semmai è quella di ricostituire quella «fibra morale» smarrita col tempo, la cui mancanza è stata recentemente ingigantita dalle ferite sociali aperte dalla crisi economica internazionale e nazionale. «Non c’è nulla da inventare, perché c’è già tutto nel nostro dna – scandisce Magatti –. Un dna che ha i tratti dell’italianità ed è profondamente segnato dalla storia dei cattolici di questo Paese». È giunto dunque il momento di fare emergere con forza questa Italia nascosta, seguendo due linee direttrici identificate sin da subito dal gruppo di lavoro che collabora con l’Istituto Luigi Sturzo: un’attenzione riguarderà sicuramente il mondo economico perché, come sostiene Magatti, «c’è un modo di fare impresa che è generativo perché produce senso e valore», mentre l’altro aspetto riguarda le cosiddette "politiche generative", con riferimento particolare all’azione di quelle amministrazioni pubbliche capaci di creare sinergie virtuose sul territorio. Il contributo concreto al dibattito pubblico, insomma, è assicurato, con la possibilità di creare uno spazio pubblico pre-politico in grado di interrogare e condizionare sin da subito le scelte di chi ci governa.
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