lunedì 19 ottobre 2020
Le richieste dal vertice tra i sindaci e il governatore Fontana: chiusura della grande distribuzione sabato e domenica, tranne gli alimentari. La previsione: 600 in terapia intensiva a fine ottobre
Palazzo Lombardia, sede della Regione

Palazzo Lombardia, sede della Regione - .

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La Lombardia chiede il coprifuoco dalle 23 alle 5 della mattina a partire da giovedì perché la situazione epidemiologica in regione e in particolare nelle province di Varese e di Monza e Brianza si è ulteriormente aggravata. Oltre che nella Città metropolitana di Milano, dove ormai da giorni è scattato allarme rosso per il boom dei contagi e per la forte pressione che viene esercitata sul sistema ospedaliero cittadino.

L’ondata epidemiologica che si sta abbattendo sulla città inizia a far vacillare anche l’argine sanitario che era stato pensato e che si basa soprattutto sul sistema delle 3T: testare, tracciare e trattare. «Non riusciamo a tracciare tutti i contagi, a mettere noi attivamente in isolamento le persone – ha detto il direttore sanitario dell’Ats Milano Vittorio Demicheli –. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi stia a casa».

Così prima che sia troppo tardi la Lombardia con il governatore Attilio Fontana, assieme a tutti i sindaci della regione, ha chiesto al governo il coprifuoco, con il ministro della Salute Roberto Speranza che ha già detto di sì.

Oggi i tecnici della Lombardia assieme a quelli del ministero metteranno nero su bianco il provvedimento che prevederà lo stop di tutte le attività e degli spostamenti, ad esclusione di casi "eccezionali" (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità), nell’intera Lombardia dalle ore 23 alle 5 del mattino a partire da giovedì 22 ottobre.

Alla videoconferenza in cui è stato chiesto di condividere con il governo il coprifuoco dalle 23 alle 5 in Lombardia erano collegati tutti i sindaci dei capoluoghi di provincia lombardi. Erano invece presente a Palazzo Lombardia, con il presidente Attilio Fontana il sindaco di Milano Beppe Sala, il presidente dell’Anci Lombardia, i capigruppo di maggioranza e minoranza in Consiglio regionale.

Oltre alla richiesta al governo per istituire il coprifuoco alle 23, nella riunione che si è tenuta ieri «tutte le parti intervenute hanno condiviso l’opportunità della chiusura, nelle giornate di sabato e domenica, della media e grande distribuzione commerciale, tranne che per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità».

La Lombardia ha preso questa decisione dopo che la “Commissione indicatori” istituita dalla direzione generale del Welfare ha previsto che al 31 ottobre, potrebbero esserci circa 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4.000 in terapia non intensiva.

E ieri sono stati 1.687 i nuovi contagiati in regione, con 14.577 tamponi effettuati, per una percentuale pari al 11,5 %, in netta crescita quindi rispetto a domenica (9,6%). I nuovi decessi sono 6 per un totale di 17.084 decessi in regione dall’inizio della pandemia. Crescono sia i ricoveri in terapia intensiva: (+3, 113), che quelli negli altri reparti (+71, 1.136).

Come nei giorni precedenti, la metà dei nuovi positivi arriva dalla Città metropolitana di Milano, dove sono stati registrati 814 casi, di cui 436 a Milano città. Non è solo l’aumento crescente dei malati di Covid-19 a mettere in difficoltà gli ospedali, ma anche il gran numero di pazienti non Covid che arrivano in pronto soccorso per altre malattie e che rischiano di mettere in affanno la macchina organizzativa. Fatto che sta succedendo agli ospedali San Paolo e San Carlo di Milano, dove sono stati già riempiti i 18 posti del reparto di terapia semi-intensiva respiratoria per Covid.

«Penso occorra valutare restrizioni maggiori in particolare a Milano, Napoli e Roma. Perché il virus in questa fase corre in particolare nelle grandi città», ha concluso il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco.


Il governatore lombardo Attilio Fontana

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