giovedì 1 novembre 2018
Il nuovo regolamento sta mettendo in difficoltà i nuclei di immigrati. Il provvedimento è stato ritenuto discriminatorio e ora tocca ai magistrati occuparsene. Prima retromarcia: accolta una domanda
Protesta a Lodi dopo la decisione del Comune di discriminare di fatto le famiglie straniere con i figli a scuola

Protesta a Lodi dopo la decisione del Comune di discriminare di fatto le famiglie straniere con i figli a scuola

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Prime crepe nel muro eretto dal Comune di Lodi intorno al Regolamento per l’accesso alle mense scolastiche e allo scuolabus che, dall’inizio dell’anno, sta mettendo in grosse difficoltà trecento famiglie di origine extracomunitaria, ma da anni residenti in città. In base alle nuove disposizioni, volute dalla sindaca leghista Sara Casanova, questi nuclei - per accedere ai servizi a tariffa agevolata e, pagare, per esempio, il buono pasto giornaliero 2,20 euro e non 5 - oltre alla certificazione Isee, come le famiglie italiane e comunitarie, dovrebbero presentare anche un documento, rilasciato dalle autorità consolari del Paese d’origine, che attesti la nullatenenza di beni mobili o immobili non denunciati in Italia.

Una procedura lunga e costosa che non sempre dà risultato. Per non pochi Paesi, infatti, è praticamente impossibile risalire a questa documentazione (come, tra l’altro, comunicato al Comune di Lodi da ambasciate e consolati) e, anche chi è riuscito ad ottenerla, si è visto respingere comunque la richiesta.

È accaduto anche a una famiglia dell’Ecuador, che aveva presentato domanda di accesso alla mensa a tariffa agevolata per il proprio figlio di 8 anni, ma era stata inserita in fascia massima, nonostante avesse prodotto la documentazione richiesta. Così ha presentato ricorso al Tribunale di Lodi, la cui prima udienza era fissata per ieri pomeriggio. Tutto si è risolto in breve tempo perché, martedì, a poche ore dalla convocazione, il Comune si è costituito in giudizio, depositando una memoria nella quale ha scritto che «la domanda è stata riesaminata e positivamente valutata». Venendo meno la materia del contendere, al giudice non è restato altro che dichiarare chiuso il caso.

«Già lunedì sera – ricostruisce il legale della famiglia, l’avvocato Daniele Nigro – l’amministrazione mi aveva comunicato, tramite mail certificata di un dirigente, che la domanda era stata dichiarata ammissibile, ma in via “provvisoria”, cioè fino all’esito di “ulteriori controlli”. Per noi era inaccettabile ed eravamo pronti ad andare a giudizio. Invece, poche ore prima dell’udienza, il Comune ha presentato questa memoria che, di fatto, chiude il procedimento. Certo – prosegue il legale – è singolare che, dopo settimane di silenzio, il Comune prenda questa decisione a ridosso dell’udienza. Ho depositato il ricorso il 2 ottobre, notificandolo il 18, il giorno dopo l’approvazione in Giunta delle linee guida del Regolamento. Nessuno si è fatto sentire per giorni e poi, ecco questa decisione. Solo una coincidenza?».

L’impressione è che, in effetti, l’amministrazione abbia in questo modo voluto evitare che il Tribunale si pronunciasse sul carattere «discriminatorio» del Regolamento, come espressamente richiesto dall’avvocato Nigro nell’istanza, che puntava anche a far ottenere, al proprio assistito, l’accesso alla mensa a tariffa agevolata. Cosa che è poi avvenuta, tra l’altro con effetto retroattivo, dall’inizio dell’anno scolastico. E lo stesso potrebbe avvenire anche per le altre famiglie, che si sono viste respingere la domanda e che, ora, potrebbero presentare a loro volta ricorso.

Interpellata sul punto, l’amministrazione lodigiana ha scelto di non commentare, mentre «soddisfazione» è espressa dal coordinamento “Uguali doveri”, che si è subito mobilitato a fianco delle famiglie, raccogliendo le somme necessarie a «colmare la differenza» tra quello che le famiglie dovrebbero pagare in base al reddito e quello che, invece, sono costrette a sborsare da settembre. Cifre che trecento nuclei non si sono potuti permettere e che, per le prime settimane, hanno visto i propri figli costretti a mangiare il panino portato da casa, in un’aula diversa dalla mensa, dove pranzavano i compagni di classe. «La mobilitazione della città sta costringendo la sindaca a fare retromarcia», esulta Silvana Cesani di “Uguali doveri”, ricordando l’appello di 140 insegnanti all’amministrazione, affinché annulli il Regolamento. «Questo episodio – rilancia Michela Sfondrini, anch’ella del coordinamento – conferma come l’amministrazione stia agendo in maniera approssimativa e come, le mancate risposte, gravino per intero sulle spalle delle famiglie».

Intanto, martedì 6 novembre è in programma, al Tribunale di Milano, la prima udienza della causa intentata al Comune di Lodi da Asgi e Naga.

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