In Italia gli scolari tra i 7 e i 14 anni passano a scuola 8.316 ore, contro una media dei Paesi Ocse di 6.732 ore. Lo rileva il rapporto sull'educazione, diffuso oggi dall'Ocse.Ma il fatto che gli bambini italiani passino più tempo sui banchi rispetto ai loro colleghi non significa che siano più preparati. Il tempo di istruzione a cui fa riferimento il rapporto per calcolare questo valore è un indicatore del carico di lavoro teorico degli alunni in ambito scolastico, ma non è considerato come l'esatto volume dell'insegnamento impartito durante la formazione iniziale.Secondo il rapporto, sono ancora pochi in Italia i giovani che si diplomano alla scuola superiore. Rappresentano circa il 70,3% del totale della popolazione tra i 25-34 anni, contro una media Ocse dell'81,5%. Ma negli anni, osserva l'organizzazione internazionale, la percentuale di diplomati in Italia è andata aumentando. I giovani che hanno finito la scuola superiore sono almeno il 30% in più rispetto ai loro genitori (popolazione tra i 55 e i 64 anni). Il tasso di diploma, cioè il numero di diplomati tra coloro che cominciano la scuola superiore, è comunque ancora più basso rispetto a quello della media Ocse: 80,8% contro 82,2%. Stessa cosa per il tasso di laurea: 32,6% contro 38,6%. In generale il 79% dei laureati italiani ha un lavoro. Un dato leggermente più basso della media Ocse: 84%. In Italia un laureato con 20-30 anni di esperienza viene pagato il 120% in più rispetto a un laureato al primo impiego: la media Ocse prevede circa un aumento di paga pari solo al 50%. In Italia un laureato può ambire a guadagnare nel corso della sua vita anche oltre 300 mila dollari. La media Ocse si ferma a 175 mila dollari.Per quanto riguarda le donne, vengono pagate il 65% in meno dei loro colleghi uomini. Ma nel male sono più fortunate delle lavoratrici degli altri Paesi, che secondo la media calcolata dall'Organizzazione vengono pagate il 72% in meno.
PROF POCO PAGATIGli stipendi di prof e maestri italiani sono notoriamente tra i più bassi d'Europa. Ma il guaio è che la situazione non accenna a migliorare. Anzi. Mentre gli stipendi dei colleghi degli altri paesi aumentano, quelli dei prof. nostrani, infatti, diminuiscono. Dal 2000 al 2009 - rileva il rapporto sull'educazione diffuso oggi dall'Ocse - gli stipendi degli insegnanti della scuola italiana sono diminuiti dell'1%, mentre nel resto dei paesi dell'Ocse sono aumentati in media del 7%. A parità di livello, i prof italiani guadagnano il 40% in meno dei colleghi europei.
IL MINISTERO: RIFORMA VA NELLA DIREZIONE GIUSTAI dati del rapporto Ocse sull'istruzione in Italia "confermano la necessità di proseguire nella direzione delle politiche adottate dal governo e ne indicano alcuni risultati positivi". Lo sottolinea il ministero dell'Istruzione commentando quanto emerge dai contenuti della rilevazione internazionale diffusi oggi."Viene dimostrata - fa notare viale Trastevere - l'assoluta infondatezza delle polemiche sul presunto sovraffollamento delle classi. I dati Ocse dimostrano, infatti, che gli studenti italiani vivono in classi relativamente poco numerose, con un insegnante ogni 10,7 alunni nella scuola primaria (media Ocse 16) e uno ogni 11 alunni nelle secondarie (media Ocse 13,5).Inoltre, la riorganizzazione dei curricoli e la razionalizzazione delle ore di insegnamento attuate dallaRiforma vanno nella giusta direzione, poichè - aggiunge - gli studenti italiani trascorrono a scuola un numero di ore superiore alla media Ocse. Infatti gli studenti dell'area Ocse tra i 7 e i 14 anni hanno una media di tempi d'istruzione di 6.732 ore, mentre la media italiana è di 8.316 ore".E a questo tema - evidenzia il ministero - si collega il tema dello stipendio inferiore alla media dei docenti italiani. "Gli insegnanti italiani infatti sono numerosi - è la spiegazione - per fare fronte all'elevato numero di ore di insegnamento; questa è una delle cause della loro retribuzione non alta". "I dati Ocse dimostrano inoltre - conclude il dicastero - che, tra il 2000 e il 2008, la spesa delle scuole per ogni studente è aumentata del 6%, mentre è aumentata dell'8% per ogni studente universitario".