sabato 6 aprile 2013
Un milione di copie in tutto il mondo, traduzioni in un gran numero di Paesi, il titolo il titolo tra i primi in classifica ininterrottamente dall’uscita, tre anni fa. «Bianca come il latte rossa come il sangue» (Mondadori) arriva ora sul grande schermo trascinato da un successo che ne ha fatto uno dei romanzi-simbolo di una generazione di adolescenti. Lo scrittore D'Avenia racconta le riprese del film che da giovedì è in 400 sale italiane
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Quando il regista si è voltato verso di me e mi ha detto: «Il primo ciak lo dai tu», mi sono risvegliato da un sogno per entrare in uno più grande chiamato realtà.E così ho gridato, anche se ne è uscito un suono un po’ strozzato, quasi ridicolo a causa dall’emozione: «Azione!».E tutto si è messo in moto.Come tutto si era messo in moto anni fa, quando la scintilla del romanzo ha acceso dentro la mia anima le polveri di una storia che dovevo raccontare, innanzitutto a me stesso, e che per paura avevo rimandato, come tutte le verità con cui abbiamo appuntamento.Azione, Ale, datti una mossa!«Azione» era il sussurro pronunciato giorno dopo giorno da qualcosa di impalpabile dentro di me, quando quelle pagine erano solo un sogno di quelli che fanno tutti i giovani sotto i trent’anni.«Azione» era l’incoraggiamento a scrivere di chi aveva letto le prime pagine e ci credeva più di quanto ci credessi io.«Azione» era l’invito dei miei genitori, fratelli, amici a non aver paura, a fare qualcosa di buono per puro amore di quello che stavo facendo, a prescindere dai risultati.«Azione» è stata la telefonata della casa editrice che aveva deciso di pubblicarlo a soli dieci giorni dall’invio del manoscritto.«Azione» è stato il passaparola febbrile dei ragazzi che lo hanno trasformato in un best e long seller in Italia e all’estero.«Azione» è stato lo slancio dei produttori che hanno creduto nella storia e hanno dato il meglio per realizzarla.«Azione» è stato il lavoro con l’altro sceneggiatore per la scrittura di una storia che andava impastata nuovamente per lo schermo, e io non volevo. «Azione» è stato il lavoro delicato e attento del regista che non si dava mai pace se qualcosa non lo convinceva. «Azione» sono stati gli attori che mi chiedevano cosa mi aspettassi da loro per interpretare un personaggio, e non riuscivo più a capire se dialogavo con i miei sogni o con la realtà. «Azione» è stato vedere il film con la colonna sonora di artisti che ne hanno amato ogni minuto arricchendolo di emozioni che solo la musica sa dare. «Azione» è stato vedere il film con i miei alunni, quelli che avevano letto al primo anno delle superiori il manoscritto del romanzo, e nell’anno della loro maturità erano lì con me in sala. «Azione» sarà anche sedersi in sala, al buio, tra sconosciuti, e godersi quel po’ di felicità che riusciremo a strappare ai loro cuori e che si dipingerà con i colori di lacrime e sorrisi sui loro volti. «Azione» è il dono della vita che riesce a superare i nostri sogni più grandi se non abbiamo paura del fatto che siano troppo grandi. Per questo voglio solo dire grazie a chi ha fatto sì che la realtà superasse i miei sogni: ai miei genitori, ai miei maestri, ai miei amici e colleghi, ai miei studenti, ai miei lettori. E a Dio.
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