giovedì 30 agosto 2012
Il Consiglio dei ministri potrebbe tornare a riunirsi mercoledì 5 settembre. Grilli e Passera chiedono di ritirare la “tassa sulla Coca Cola”: «Non diamo adito a chi dice che siamo il governo dei balzelli». Il ministro della Sanità apre una mediazione ma avverte: «Non cediamo alle lobby». Forse salve le norme anti-azzardo. Anci: «Ludopatia è dramma sociale». L'AZZARDO NON È UN GIOCO, VAI AL DOSSIER >>
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​Salta il Consiglio dei ministri in un primo momento previsto per domani, seppure mai ufficialmente convocato. L'esecutivo guidato da Mario Monti avrebbe, infatti, dovuto discutere il decretone omnibus di Renato Balduzzi sulla sanità e, per risolvere i nodi emersi negli ultimi giorni, si sarebbe deciso di posticipare la riunione. A quanto si apprende, il Cdm potrebbe tornare a riunirsimercoledì 5 settembre. I problemi da risolvere sono quelli sollevati nella riunione del preconsiglio dei ministri di martedì scorso: alcune norme del decreto infatti sarebbero prive dei requisiti di urgenza richiesti a un decreto legge mentre per altre, come quelle relative all'apertura degli ambulatori 24 ore su 24, mancherebbe la copertura finanziaria.LE DECISIONI IN AGENDARiunione su riunione, i tecnici di Sanità, Economia e Sviluppo economico sono arrivati ieri a una sintesi che appare - la formula dubitativa è d’obbligo - solida: non si toccano le norme anti-scommesse e quelle che multano in modo salato chi vende sigarette ai minori, trattativa invece apertissima sulla "tassa Coca Cola" (il balzello di tre centesimi su bibite gassate e superalcoolici). In ballo ci sono 250 milioni per rimpinguare una tantum il Fondo per la non autosufficienza. Il ministero della Salute si è dato 24 ore per cercare una copertura alternativa e per dare maggiori garanzie economiche circa i Livelli essenziali di assistenza (Lea) del prossimo triennio. Lo chiedono Grilli e Passera, preoccupati per la costituzionalità del nuovo balzello, per gli impatti negativi su industria e gettito fiscale e per le prevedibili polemiche sul «governo delle tasse». Un’ulteriore verifica delle soluzioni in campo ci sarà nel pre-consiglio dei ministri di oggi e in una possibile riunione informale convocata dal sottosegretario Catricalà con i dicasteri interessati.Ieri il titolare della Sanità. Renato Balduzzi, con ottimismo ha disegnato la sua road map: niente spacchettamento (ovvero niente stralcio delle norme più contestate in un disegno di legge dal percorso più lento, lungo e incerto) e varo definitivo del decreto, se non nel Cdm di domani, in quello già fissato per mercoledì 5. L’impressione è che il governo abbia serrato le file contro la "lobby delle slot machine", che ancora ieri parlava di «misure folli» riferendosi all’obbligo di piazzare le loro sale ad almeno 500 metri da scuole e luoghi frequentati da minori. Al contrario, il fatto che le pressioni dei produttori di bibite - «Avremo 5mila posti di lavoro in meno nella filiera» - abbiano trovato eco sia nelle forze politiche sia nel governo (ieri il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, ha invitato a non avvantaggiare i produttori esteri) induce anche i "duri e puri" della Salute a valutare un passo indietro. In realtà Balduzzi vorrebbe proporre a Monti di approvare la tassa così com’è, lasciando al Parlamento il compito di eliminarla. A decidere, domani, sarà il premier.Sul fronte della lotta alle ludopatie, al fumo e all’alcool, Balduzzi e Riccardi (sarà lui ad aggiungere al decretone l’intera parte riguardante la pubblicità ingannevole) hanno incassato anche ieri diversi inviti ad andare avanti. A nome dei sindaci, in particolare, il presidente Anci, Graziano Delrio, ha assicurato il pieno appoggio al governo contro il gioco d’azzardo: «Produce drammi sociali, siamo pronti a collaborare». Anche il Movimento italiano genitori (Moige) ha esortato i due ministri a non mollare - specie sulle sigarette - «pensando al futuro dei nostri figli», mentre la Consulta antiusura, in merito ai rischi delle scommesse, chiede al Tesoro di «rimuovere ogni resistenza di natura economica».Altre resistenze si registrano sugli aspetti del decretone che riguardano la riorganizzazione della Sanità. Le Regioni vogliono che l’assistenza h24 affidata all’aggregazione dei medici di base sia facoltativa e senza «oneri aggiuntivi» per loro, chiedono di stralciare il piano sulle non autosufficienze per «evitare interventi spot» e invitano l’esecutivo a stare alla larga dalle materie di loro competenza, coma la struttura della dirigenza medica. Altro aspetto critico riguarda la mobilità del personale in eccedenza nelle Asl (misura inserita durante il pre-consiglio di martedì). La norma, in linea con il pacchetto Patroni Griffi per la pubblica amministrazione, prevede come prima strada la ricollocazione in altre strutture anche fuori provincia; ma per i sindacati, in particolare la Cgil, «è solo un modo per colpire gli operatori pubblici e il sistema sanitario, aprire la strada ai prepensionamenti e fare largo ai privati». Marco Iasevoli
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