venerdì 15 ottobre 2010
L'esponente della 'ndrangheta, che ha iniziato a collaborare con la giustizia, si è autoaccusato per l'organizzazione degli attentati alla Procura generale di Reggio Calabria e all'abitazione del procuratore generale Salvatore di Landro, aggiungendo anche di essere stato lui a far piazzare un bazooka nei pressi dell'edificio in cui lavorano i giudici antimafia.
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Il boss della 'ndrangheta Antonino Lo Giudice, che ha iniziato a collaborare con la giustizia, si è autoaccusato per l'organizzazione degli attentati alla Procura Generale di Reggio Calabria e all'abitazione del procuratore generale Salvatore di Landro, aggiungendo anche di essere stato lui a far piazzare un bazooka nei pressi dell'edificio in cui lavorano i giudici antimafia.Lo ha detto il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, precisando di non poter fornire dettagli perché ci sono indagini in corso. Dieci giorni fa era stato proprio Pignatone a ricevere minacce dopo il ritrovamento vicino al palazzo in cui lavorano i magistrati della Dda di armi scariche e di un bazooka.Ad agosto, invece, una bomba è esplosa davanti al portone del palazzo dove vive Di Landro, mentre a gennaio due persone a bordo di una moto fecero esplodere un ordigno davanti alla sede della Procura Generale di Reggio.Undici kalashnikov sono stati trovati dalla Squadra mobile a Reggio Calabria grazie alle rivelazioni del boss pentito della 'ndrangheta Antonino Lo Giudice. I kalashnikov, secondo quanto riferito da Lo Giudice, rappresentavano l'arsenale della cosca ed erano stati lasciati in un'armeria di Reggio Calabria per evitare che, se detenuti dagli affiliati al gruppo criminale, fossero trovati dalla polizia in occasione di perquisizioni.
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