martedì 12 settembre 2017
Monsignor Simone Giusti fa il punto sui danni ai beni ecclesiastici: il santuario di Montenero da tempo aspettava un intervento di messa in sicurezza da parte della Soprintendenza
Il vescovo di Livorno, Simone Giusti

Il vescovo di Livorno, Simone Giusti

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Il primo pensiero va alle vittime. Ed è anche la prima cosa che ha fatto il vescovo di Livorno, all’indomani della tragedia: «Sto tornando dalla visita alle zone colpite dall’alluvione – ci racconta monsignor Simone Giusti – abbiamo incontrato anche la famiglia straziata di via Sauro. Oggi celebrerò in forma privata i funerali in cattedrale».

Cosa sta facendo la Chiesa per gli alluvionati di Livorno?

La Caritas ha già avviato un censimento delle necessità e la Cei ha stanziato subito un milione di euro – del quale voglio ringraziare pubblicamente il presidente Bassetti e il segretario generale Galantino – con cui sarà dato un immediato conforto a chi è stato colpito. Vogliamo arrivare subito per curare le ferite, anche se sappiamo che sono tante.

Anche la Chiesa livornese ha subito dei danni. Qual è la situazione?
Il Santuario di Montenero ha subito le conseguenze di un dissesto idrogeologico di lunga data, che avrebbe dovuto essere già affrontato.

Ci sono stati dei ritardi?
Ci sono i tempi lunghi della burocrazia: nonostante abbiamo fatto richiesta da tempo ad oggi non sono ancora arrivati i permessi per approntare i lavori di riassetto e di messa in sicurezza di quest’area già precaria a livello idrogeologico, anche se ho parlato proprio stamani con la Soprintendenza e la situazione sarebbe sbloccata.

Il Santuario è agibile?
Grazie ai monaci benedettini di Vallombrosa e alla gente che è accorsa, è stato ripulito a tempo di record. Anche la scuola materna è stata “salvata”, con la collaborazione dei carabinieri del Tuscania. Altri danni sono stati registrati al monastero del Carmelo: i piani bassi sono stati invasi dalle acque e sono crollati alcuni muri di cinta, ma fortunatamente le monache non hanno dovuto abbandonarlo perché ci sono altre zone integre. Infine, la parrocchia di Nostra Signora di Lourdes è stata allagata, compromettendo la canonica e mettendo a repentaglio la vita stessa del viceparroco, ma la situazione di emergenza è rientrata. Qualche danno c’è anche in Vescovado, ma sono tutti danni minori rispetto alla devastazione di altre zone della città e soprattutto ai lutti che ha provocato questo drammatico temporale.

Qual è il sentimento dei livornesi?

Di dolore e di rabbia. Mi fermano e mi dicono: il libeccio ha tirato sull’entroterra, ma chi doveva avvisarci?

Vuol dire che non è arrivato alla popolazione quell’allerta che doveva arrivare?

Quello che mi dice la città è questo: l’allerta non è arrivato.

Il vescovo cosa pensa?

Bisogna che la Procura indaghi e faccia verità. Quelle morti si potevano evitare? Quel marito che piange la scomparsa della moglie ha diritto a ricevere una risposta e lo stesso vale per tutte le famiglie delle vittime e per coloro che hanno sofferto e soffrono in queste ore. Si faccia verità.

E in futuro come ci si dovrà comportare?

Meglio un’allerta inutile che nessun allerta.

Su questo punto il sindaco è sotto accusa. Lei cosa ne pensa?

Il sindaco fa il sindaco. Lo faccia al meglio, perché le difficoltà sono tante.


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