venerdì 3 aprile 2015
Aumentano i bambini nati con la fecondazione artificialeI medici: l’età dei pazienti con problemi di infertilità o sterilità è, per il 70%, compresa nella fascia 35/40 anni.
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Aumentano i bambini nati con la fecondazione artificiale, ma il dato è direttamente proporzionale al numero delle coppie che si rivolgono alla provetta per avere un figlio. E, allo stesso tempo, il tutto deriva dall’aumento dell’età di chi cerca la prima gravidanza. I fatti snocciolati dal Censis nel corso della ricerca “Diventare genitori oggi: il punto di vista degli specialisti” – realizzata su 150 esperti fra ginecologi, andrologi e urologi in collaborazione con la Fondazione Ibsa – mettono in fila questi elementi e ne traggono una conclusione univoca: il nostro Paese ha un problema di scarsa natalità e di carente informazione riguardo la fertilità. I numeri evidenziano un incremento del 170% in 7 anni dei nati a seguito di trattamenti di procreazione medicalmente assistita. I bambini “in provetta” venuti alla luce in Italia nel 2012 sono stati 9.818: nel 2005 erano 3.649. Nello stesso periodo le coppie che si sono sottoposte a cicli di Pma sono passate dalle 30.749 del 2005 alle 54.458 nel 2012 (ultimo dato ufficiale disponibile). Un’impennata che gli esperti spiegano con una tabella semplice quanto efficace: l’età prevalente dei pazienti con problemi di infertilità o sterilità è, per il 70%, compresa nella fascia 35/40 anni. Il posticipare la genitorialità per ragioni sociali, economiche o culturali sposta in avanti la percezione e la presa in consapevolezza di una serie di problematiche che ostacolano l’arrivo di un figlio e, spesso, a questo punto gli interventi non sono più efficaci o risolutivi. «In quale altra branca della medicina – ha sottolineato Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia alla Sapienza di Roma e presidente del Consiglio universitario nazionale – accetteremmo una tecnica che ha poco più del 20% di casi di riuscita? Eppure per la Pma sembra perfettamente plausibile. Le donne e gli uomini oggi sono “giovanilissimi” e a 50 anni se ne sentono 30, ma non così i loro gameti». L’aumento dell’infertilità/sterilità tra le coppie non è solo una percezione popolare, ma un dato di fatto dichiarato dal 91% dei camici bianchi. Secondo i medici interpellati inoltre, l’infertilità colpisce il 20-30% delle coppie italiane, a fronte delle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità che parlano del 10-15%. Perché questa disparità rispetto ai dati mondiali? «L’Oms fa la media su tutto il mondo – ha spiegato Felice Petraglia, Direttore della Clinica ostetrica e ginecologica dell’Università di Siena –, considerando quindi Paesi come l’Africa, l’Asia, il Sudamerica dove si continuano a fare figli da giovani. La caduta della fertilità in Italia è dovuta a un solo fattore: l’età». La quasi unanimità dei medici ritiene infine che la Legge 40, pur migliorabile con l’eterologa e non omogeneamente applicata sul territorio, si confermi necessaria per regolamentare un tema così delicato. Maurizio Romani, vicepresidente della Commissione Igiene e sanità del Senato, ha auspicato al più presto il varo delle nuove linee guida rimarcando però che «andrebbe facilitato il percorso adottivo». In conclusione, i medici chiedono più politiche di prevenzione da attuarsi attivando programmi regionali e nazionali di screening iniziando già in età pediatrica, per intercettare precocemente i problemi e indirizzare subito i pazienti a uno specialista. Ma, a fronte di una scarsissima informazione dei propri assistiti sia sui problemi di infertilità e sterilità, sia sulle tecniche di Pma, i camici bianchi invocano anche politiche culturali che aumentino la conoscenza e la consapevolezza del bene prezioso e fragile che è la fertilità maschile e femminile.
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