venerdì 22 febbraio 2019
Via libera della Conferenza Stato-Regioni al Piano del governo sulla riduzione dei tempi per ottenere le prestazioni sanitarie. La ministra Grillo: «Una svolta». I medici contro: «Tutto sbagliato»
Liste d'attesa, «sì» alla stretta. «Tempi ridotti per le visite»
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La stretta era stata annunciata tra le priorità del governo gialloverde, col ministero della Salute a guida Giulia Grillo. Tanto che il primo atto ufficiale da ministra era stato proprio quello di inviare a tutte le Regioni una circolare sullo stato dell’arte delle liste d’attesa, tra i nervi scoperti della sanità italiana. E così ieri il nuovo Piano nazionale per il governo delle liste d’attesa (il Pngla) è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni, diventando realtà. Tra le proteste più che mai accese dei medici, già sul piede di guerra per il mancato rinnovamento dei contratti, i tagli al personale, la mancanza di investimenti in formazione e borse di studio. Gestione trasparente delle prenotazioni di visite ed esami medici, un Osservatorio nazionale sulle liste d’attesa, riduzione dei tempi massimi previsti per ottenere le prestazioni non urgenti e – punto dirompente – la rimozione dei direttori generali delle aziende sanitarie che non raggiungono gli obiettivi.

Questi i pilastri del nuovo Piano che permetterà «finalmente di avere regole più semplici e tempi certi per le prestazioni che riportano il diritto alla salute al centro del sistema» ha commentato la ministra Giulia Grillo. Si parte dall’elenco di prestazioni ed esami diagnostici soggetti al monitoraggio: il Piano (come quello precedente) prevede il rispetto, da parte delle Regioni, dei tempi massimi di atte- sa per ciascuno, ma riduce quello previsto per le visite a priorità programmata (non urgenti) da 180 giorni a 120 e, in virtù del principio di trasparenza, prevede l’accessibilità alle agende di prenotazione delle strutture. Inoltre le informazioni sulle liste d’attesa dovranno essere presenti su siti web di Regioni e strutture, in apposite sezioni «dedicate e facilmente accessibili». In caso di superamento dei tempi massimi previsti per la prestazione, si conferma la possibilità di ottenerla in regime di libera professione riservando al cittadino il solo pagamento del ticket.

Per monitorare l’attuazione del Piano e segnalare eventuali criticità, verrà istituito un Osservatorio nazionale di cui faranno parte esperti ma anche associazioni di cittadini. Infine gli impegni assunti dai direttori generali per superare le criticità legate ai lunghi tempi di attesa saranno «fattore prioritario nella loro valutazione» e il non raggiungimento degli obiettivi potrà provocarne la «decadenza automatica». «L’intesa è meritoria ma sono necessarie risorse certe e più personale. Siamo solo all'inizio» ha commentato il presidente della Conferenza Stato-Regioni e governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. I medici parlano invece di «una fiera dell’ipocrisia», che non risolve il problema. Le critiche prendono di mira la possibilità, prevista nel nuovo Pngla, di un blocco delle prestazioni in intramoenia (espletate dal medico privatamente, nella propria struttura sanitaria) in caso di criticità. «Regioni e governo – commenta Carlo Palermo, segretario del sindacato Anaao – si autoassolvono dalla responsabilità politica e gestionale» e indicano nei medici dipendenti «il capro espiatorio ideale, e nella loro attività libero professionale intramoenia la causa da rimuovere nel caso, non improbabile, che non si rispetti il piano delle illusioni che hanno stilato». Contrario anche il segretario della Cimo Guido Quici, secondo il quale non si risolve la vera causa delle liste d’attesa, ovvero «i ridotti finanziamenti a sanità e personale, che alimentano la carenza di medici specialisti a disposizione». Spetta ora alle Regioni adottare il proprio piano entro 60 giorni, e «far sì – afferma Grillo – che non siano libri dei sogni ma realtà operative».

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