venerdì 14 maggio 2010
Nell’elenco, trovato dalla Gdf, 350 nomi e i lavori eseguiti dalle imprese del costruttore. Molti i clienti famosi, fioccano le smentite e le precisazioni. Indagini sulla diffusione del testo.
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Ci sono i lavori per la ricostruzione della Scuola «Jovine» di San Giuliano (crollata nel 2002 dopo un terremoto, uccidendo 27 bimbi e una maestra) e quelli per la ristrutturazione di sedi istituzionali e di partiti, nomi di politici, registi e alti magistrati, nelle 8 pagine fitte di oltre 350 nomi che stanno facendo tremare i palazzi del potere e hanno già provocato un vero diluvio di precisazioni e smentite. È la lista del costruttore Diego Anemone, grande collezionista di appalti e di clienti famosi, quella che è finita prima sulle pagine di alcuni giornali e solo ieri, a quanto pare, nel fascicolo d’inchiesta della procura di Perugia che si occupa delle opere legate al G8 e ad altri grandi eventi.Insomma, gli inquirenti non sapevano ancora dell’esistenza del documento (inserito tra le migliaia di pagine giunte nel capoluogo umbro dalle procure di Roma e Firenze), rinvenuto dalla Guardia di Finanza nel computer dell’imprenditore. «Un computer con dentro il mondo», come avrebbe detto un’impiegata del gruppo imprenditoriale in una telefonata intercettata dai Carabinieri del Ros nell’ottobre del 2008, subito dopo il sequestro operato dalle Fiamme Gialle.I sostituti procuratori Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi avrebbero ora intenzione di disporre accertamenti sulla fuga di notizie. Ma anche per loro, ovviamente, quelle carte sono di estremo interesse per cercare di ricostruire la rete di attività di Anemone. E, soprattutto, per distinguere l’ordinaria amministrazione dagli eventuali atti di corruzione al fine di ottenere, in cambio, appalti pubblici.Sotto la lente, in primo luogo, il giro di assegni circolari che sarebbero serviti a pagare "in nero" alcune case, tra cui quelle dell’ex-ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e del genero di Ettore Incalza, stretto collaboratore dell’ex-ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi e di quello attuale, Altero Matteoli.Ieri il procuratore facente funzioni di Perugia, Federico Centrone, ha «preso atto senza valutazioni di alcun tipo» della decisione di Scajola di non recarsi oggi a testimoniare, confermando che la posizione dell’ex-ministro resta quella di «persona informata dei fatti». Non è indagato, dunque. Incalza, da parte sua, ha scritto a Matteoli una lettera in cui «dichiara la sua estraneità rispetto ai fatti a lui attribuiti». Nel frattempo i pm perugini si sono recati a Firenze per uno scambio d’informazioni con i colleghi Luca Turco e Giulio Monferini, titolari del filone toscano dell’inchiesta sui grandi eventi.Ma a far discutere è soprattutto la diffusione della lista con gli appunti di Anemone, che ha provocato, comprensibilmente, le reazioni delle persone tirate in ballo. Di alcune riportiamo le dichiarazioni qui a fianco. Citato anche il regista Pupi Avati, che «nel 2002 o 2003» fece installare un "saliscendi" per trasportare vivande tra la cucina e il piano rialzato nella sua casa di Todi: «Ne parlai all’ingegner Angelo Balducci (l’ex-presidente del Consiglio dei Lavori pubblici, che secondo i pm "pilotava" gli appalti in favore di Anemone, ndr) che si offrì di reperirmelo e farmelo installare», ha spiegato il regista. Il lavoro fu eseguito da un’impresa di Anemone. «Ho pagato regolarmente – ha aggiunto Avati – anche se si tenta d’insinuare che io sia stato sollecitato, con regali, a far lavorare l’attore Lorenzo Balducci», figlio di Angelo, il quale invece «in tutta la sua carriera ha girato con me un solo giorno nel film I cavalieri che fecero l’impresa e due giorni ne Il cuore altrove».
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