mercoledì 13 agosto 2014
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Sempre più internazionalizzata la sanità italiana, a partire da quella del Nordest. Mentre a Gorizia si è firmato in queste ore l’accordo per far nascere i bambini isontini nell’ospedale sloveno di Sanpeter, a Nova Gorica, avendo chiuso la Regione il punto nascita di Gorizia, ritenuto insicuro, a Venezia sono accorse le organizzazioni infermieristiche inglesi per selezionare giovani operatori disponibili ad emigrare nel Regno Unito, nell’ambito di quel sistema nazionale, 'Nhs'. Esattamente, si badi, com’era accaduto anni addietro con la Germania che aveva bisogno di personale infermieristico e venne a cercarlo in Italia. Dall’anno scorso sono già più di 300 i camici azzurri o verdi, secondo le scelte dei singoli ospedali, che hanno deciso d’emigrare. Anche perché la paga base è di 26 mila euro e i premi sono consistenti; più il vitto e l’alloggio, ovviamente, nonché le spese di viaggio. L’infermiere italiano viene preferito per la preparazione, la cultura, l’esperienza clinica e assistenziale, ma anche per un’eccellente dote di umanità molto apprezzata lungo le corsie del Regno Unito.Solo qualche anni fa era il Veneto piuttosto che il Friuli Venezia Giulia a cercare infermieri oltre frontiera, dalla Polonia alla Romania, passando per la Slovenia, ma perfino in Sud America. Oggi in Italia solo l’1,26% di questi operatori è straniero, in Inghilterra già il 40%. Il 'mercato', se così possiamo   definirlo, si svolge alla luce del sole, passa insomma attraverso il collegio dell’Ipavsi, la realtà di coordinamento degli infermieri. «Viene messa in comunicazione diretta la richiesta proveniente dalle strutture pubbliche inglesi con il nostro personale – spiega Luigino Schiavon, presidente del collegio di Venezia –. E questa rappresenta anche una opportunità per la 'generazione Erasmus' di confrontarsi con nuovi sistemi, e affrancare le competenze linguistiche che saranno sempre più utili al loro rientro». Erasmus? Sì, perché oggi la professione infermieristica passa attraverso corsi universitari. Il reclutamento avviene attraverso i Lancashire Teaching Hospitals, i cui emissari svolgono i colloqui nelle sedi Ipasvi, come avverrà a Venezia dal I° ottobre. I candidati potranno richiedere tutte le informazioni utili a interna tionalrecruitment@ LTHR.nhs.uk, ma potranno anche interagire con infermiere ed infermieri che stanno già lavorando in quelle strutture.Non manca, in taluni ambienti, la preoccupazione che il sistema sanitario del Veneto o del Friuli Venezia Giulia rimanga senza operatori. Ma è lo stesso presidente della Regione, Luca Zaia, a tranquillizzare. «Il personale qualificato non manca, anzi in questo modo diamo nuove prospettive ai nostri diplomati e laureati» afferma.  Il 30% dei giovani che si diplomano o si laureano resta senza impiego, ma non perché tutti i posti di lavoro sono esauriti, bensì per mancanza di risorse. Nel Veneto sono fra i 300 e i 400 gli infermieri disoccupati o intermittenti, ma il fabbisogno è di 6 mila infermieri solo nel Veneziano, tra i 15 e i 20 mila in Veneto. Ne sono parzialmente in credito le strutture territoriali, a cominciare dalle case di riposo.
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