martedì 15 dicembre 2015
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Nell’inferno della guerra, la notizia del decreto – una “fatwa” – che mette a morte i neonati disabili per mano dei carnefici del sedicente Califfo del Daesh aggiunge incubi a uno scenario nel quale il peggio sembra non conoscere fine. L’indignazione è istintiva. E chiede di uscire dall’incoscienza: considerare bambini Down o malformati come rifiuti da eliminare è – dall’antichità ai giorni nostri – il marchio di ogni regime disumano. Ma il sussulto del cuore è sincero solo se ci si guarda allo specchio, misurandoci con la realtà che in Europa e, sì, anche in Italia vede risuonare un’altra “fatwa”: esisterebbe un “diritto” a selezionare la vita umana, eliminando l’imperfezione e, appunto, la disabilità. Tribunali sentenziano la legittimità dello «scarto»: tu vivi, tu no. E, se sopravvivi, chi ti ha generato può esserne risarcito. Quella esplicita “fatwa” d’Oriente anti– persone Down, che vorremmo smentita, non è meno feroce della “fatwa” implicita d’Occidente che purtroppo non è smentibile e alla quale non ci si può rassegnare.
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