martedì 1 ottobre 2019
Sequestrato sito di compostaggio mai fatto funzionare, dove si sversavano rifiuti
Vigili del fuoco al lavoro sul rogo che si è sviluppato nel capannone pieno di rifiuti della Lea, azienda sequestrata pochi giorni prima dalla magistratura, a Marcianise (Caserta), 26 ottobre 2018. ANSA / CIRO FUSCO

Vigili del fuoco al lavoro sul rogo che si è sviluppato nel capannone pieno di rifiuti della Lea, azienda sequestrata pochi giorni prima dalla magistratura, a Marcianise (Caserta), 26 ottobre 2018. ANSA / CIRO FUSCO

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Nuovi clamorosi sviluppi nell’inchiesta che lo scorso 16 settembre aveva portato all’arresto per inquinamento ambientale dell’imprenditore dei rifiuti Angelo Egisto, amministratore di fatto della Lea di Marcianise, e di un suo collaboratore. Ieri gli investigatori della Guardia di Finanza hanno sequestrato a Santa Maria Capua Vetere un impianto di compostaggio abbandonato, di proprietà del Consorzio Unico di Bacino (Cub) delle Province di Napoli e Caserta.

Qui, secondo la procura, dalla fine del 2017 alla prima metà del 2018 sarebbero state scaricate illegalmente migliaia di tonnellate di rifiuti che la Lea doveva invece lavorare e smaltire. Nell’impianto pubblico, mai entrato in funzione, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno scoperto che le tre vasche destinate alla lavorazione della componente umida erano invece piene di rifiuti mai lavorati. Le vasche, profonde più di 15 metri, erano sature. E rifiuti si trovano anche tutto attorno. Non solo 'monnezza', però. «Gli esiti di questa attività – scrive in una nota il procuratore Maria Antonietta Troncone – costituiscono un’ulteriore testimonianza della spregiudicatezza con la quale gli indagati, imprenditori della filiera del ciclo integrato dei rifiuti, hanno violato ogni prescrizione e cautela normativamente sancita pur di abbattere i costi dello smaltimento delle imponenti quantità di rifiuti ricevuti dai numerosi enti locali loro clienti, così da garantire il rapido svuotamento della piattaforma e l’illecita massimizzazione dei connessi profitti».

Ricordiamo che l’imprenditore e il suo collaboratore sono stati arrestati con l’accusa di aver interrato un’enorme quantità di rifiuti sotto l’impianto di Marcianise. In una delle intercettazioni telefoniche citate nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che Angelo Egisto si era recato a sversare dei rifiuti «di fronte al carcere di San Tammaro» dove si trova lo Stir di Santa Maria Capua Vetere, uno degli impianti pubblici che lavorano i rifiuti campani, ma anche l’impianto per il compost mai entrato in funzione, come altri sempre pubblici (la Campania non ha impianti pubblici di questo tipo e deve quindi rivolgersi ai privati o esportare l’umido fuori regione).

E proprio qui gli investigatori hanno trovato i rifiuti che avrebbe scaricato illegalmente la Lea. Oltre al sequestro del luogo, la Guardia di Finanza e il personale dell’Arpa Campania stanno procedendo all’ispezione del sito al fine di analizzare la tipologia, la pericolosità e le effettive quantità dei rifiuti. Le indagini mirano anche ad accertare eventuali complicità di dipendenti del Cub, quanto meno per omesso controllo. Ma come è stato possibile scaricare illegalmente così tanti rifiuti in un sito pubblico, senza che nessuno se ne accorgesse? «Andavano a scaricare direttamente con gli autocompattatori, e così si confondevano facilmente con quelli che scaricano nello Stir accanto – spiega il capitano Gennaro Antonio Colarusso, comandante della compagnia della Gdf –. La usavano come se fosse una discarica. Un sito abbandonato e successivamente usati per fini criminali. Speriamo che sotto non ci sia altro».

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