venerdì 11 dicembre 2015
Un mezzo passo avanti che sa tanto di "vorrei ma non posso di più". L'emendamento del governo sul tema dell'azzardo recepisce alcune delle preoccupazioni e delle richieste delle associazioni "no slot" alle quali Avvenire ha dato vice e spazio. Ma solo in parte. Restano sul tappeto diversi nodi non da poco. (Antonio M. Mira)

Azzardopoli, niente spot dalle 7 alle 22
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Un mezzo passo avanti che sa tanto di "vorrei ma non posso di più". L'emendamento del governo sul tema dell'azzardo recepisce alcune delle preoccupazioni e delle richieste delle associazioni "no slot" alle quali Avvenire ha dato vice e spazio. Ma solo in parte. Così si stabilisce che non si potranno installare nuove slot accanto a quelle attualmente presenti. Che però sono più di 340mila, già troppe. Certo con l'introduzione di quelle più avanzate tecnologicamente, che andranno a sostituire quelle vecchie, si prevede una riduzione del 30%, ma il governo spiega che con queste nuove si potrà giocare di più e quindi il gettito é garantito. Che ancora una volta appare come lo scopo principale. Come dimostra l'ulteriore aumento del Preu e la diminuzione del payout, cioè delle vincite. C'è poi la questione della pubblicità. Non passa il divieto assoluto, richiesto da emendamenti di vari gruppi parlamentari, ma solo dalle 7 alle 22 e solo nelle trasimissioni tv e radio generaliste. Per quelle specializzate toccherà ai ministeri dell'Economia e dello Sviluppo economico mettere dei paletti che speriamo siano molto chiari perché è proprio qui che attualmente si mischiano informazione e pubblicità, in particolare sulle reti "all sport". Restano escluse dai divieti le sponsorizzazioni, pericolosissime, come ha denunciato Luigino Bruni pochi giorni fa su Avvenire. E questo è decisamente negativo. Più positiva è invece la convocazione entro aprile 2016 della Conferenza unificata tra Stato, Regioni e Enti locali per decidere assieme le modalità di regolamentazione delle sale gioco sul territorio. Vedremo se servirà per mettere chiarezza e certezza ai poteri dei Comuni e non per limitarli. Perché nella Relazione tecnica di accompagnamento alla Legge di stabilità si mettevano le mani avanti sul gettito erariale previsto proprio per le possibili "interferenze" dei Comuni.
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