venerdì 15 maggio 2015
​L'allarme di Leon (Onu). In Italia 7 centri per smistare i profughi. Ieri 1.300 salvati su 4 barconi
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Sulle coste libiche potrebbero esserci oltre mezzo milione di persone pronte a partire per l’Europa. La stima la fornisce Bernardino Leon, capo della missione Onu in Libia. E proprio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è chiamato il 18 maggio a pronunciarsi su una risoluzione che autorizzi l’intervento contenuto nell’Agenda europea sull’immigrazione. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha spiegato che l’Italia «è pronta ad assumere la leadership di un piano militare energico contro i trafficanti di uomini».  Oltre ai 20-30 mila che potrebbero essere trasferiti dai campi profughi del Niger, bisognerà affrontare i nuovi sbarchi. Ad oggi le persone arrivate sono circa 80 mila e il Viminale si sta attrezzando per allestire centri dove trattenere per due-tre giorni i migranti, il tempo necessario per l’identificazione, per poi smistarli nei Paesi che li accoglieranno. Queste sette strutture non più di 400 posti di capienza a Lampedusa, Pozzallo, Augusta, Porto Empedocle, Messina, Taranto, e Civitavecchia – , saranno pronte nei prossimi giorni, anche adoperando container ad uso abitativo.  Uno dei punti critici è quello dell’identificazione: l’Italia è stata più volte criticata dai partner europei che vorrebbero rigide procedure di fotosegnalamento e impronte. Maglie larghe dovute non al lassismo dei funzionari, ma all’intransigenza del trattato di Dublino, che consente agli altri Paesi Ue di rispedire i migranti nel Paese nel quale è stato registrato il loro accesso, dunque l’Italia. Con la politica delle quote i respingimenti verso le nostre frontiere dovrebbero diminuire, perciò il Viminale rafforzerà il personale dedicato all’identificazione con il supporto di funzionari delle agenzie europee Frontex ed Europol. La velocità delle procedure è ritenuta la chiave per evitare picchi di presenze nei centri in previsione di sbarchi di massa in estate.  La gestione del piano europeo è stata discussa dai membri dello speciale Comitato Athena, il meccanismo che gestisce il finanziamento dei costi comuni delle operazioni militari dell’Ue nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc). A giorni verrà approvato un documento che potrebbe riportare anche stime di costi. Il numero dei migranti che tentavano via mare di raggiungere l’Italia dalla Libia e sono stati soccorsi e salvati negli ultimi due giorni sfiora le 3.600 persone. È quanto riferisce la Guardia costiera. Nella giornata di oggi, 561 migranti sono stati tratti in salvo da imbarcazioni del Moas (Migrant Offshore Aid Station), 900 da uomini della Guardia di Finanza come riferito da una nota, 574 dalla Marina militare, 100 dalla Guardia costiera, 154 dalla Marina mercantile e 200 da una nave tedesca, per un totale di 2.489 persone. Ieri altri 1.094 migranti erano stati salvati, aggiunge la Guardia costiera. Nel mese scorso, il Consiglio Ue straordinario sull’immigrazione - riunitosi in seguito al disastro in cui circa 800 migranti sono morti affondando su un’imbarcazione nelle coste al largo della Libia - ha deciso di triplicare i mezzi a disposizione del programma Triton di soccorso e difesa delle frontiere meridionali dell’Europa. Dieci giorni fa altri 40 migranti sono morti nello stesso tratto di mare.  Frontex rafforza le operazioni nel Mediterraneo vicino alla Grecia, per il crescente numero di migranti che cerca di entrare in Ue attraverso la Turchia. Così il direttore esecutivo dell’Agenzia Ue, Fabrice Leggeri all’Associated Press. «Siamo preoccupati per la situazione. Per questo aumentiamo la nostra azione nell’area e la nostra assistenza alle autorità» di Atene. «C’è uno spostamento dal Mediterraneo centrale a quello orientale» attraverso la Turchia, via mare e terra.
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