giovedì 2 marzo 2017
Il magistrato nella lettera: «Mai ho voluto screditare il vostro impegno quotidiano». Don Ciotti replica: gesto che gli fa onore. La Giornata in ricordo delle vittime di mafia: sarà il 21 marzo
Il pm Maresca e don Luigi Ciotti

Il pm Maresca e don Luigi Ciotti

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Davvero una gran bella giornata, quella di ieri, per il mondo dell’antimafia. Come un sole primaverile che torna a riscaldare dopo giorni di tempesta. La Camera all’unanimità ha approvato la legge che istituisce il 21 marzo, primo giorno di primavera, la 'Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie'. Un evento promosso dal 1996 da Libera e Avviso pubblico e che ora con l’approvazione della legge diventa momento di «memoria condivisa e viva» di tutto il Paese, come sottolinea don Luigi Ciotti.

E proprio il fondatore di Libera e l’intera associazione vivono questa giornata con doppia soddisfazione. Perché, felice coincidenza, ieri è arrivata anche la lettera di scuse del pm antimafia, Catello Maresca, il magistrato che ha arrestato il boss dei 'casalesi', Michele Zagaria. Un riavvicinamento cercato, per il quale molti si sono adoperati, dopo l’intervista a Panorama di più di un anno fa, nella quale il pm aveva fatto dichiarazioni offensive sul ruolo e sull’attività di Libera, in particolare nella gestione dei beni confiscati. Un vero pugno dello stomaco, a partire dal titolo dell’intervista, 'A volte l’antimafia sembra mafia'. Accuse che oltretutto arrivavano dopo il terremoto che, soprattutto in Sicilia, aveva colpito il fronte dell’antimafia.

Parole che erano state più volte riprese strumentalmente da giornali e personaggi da sempre critici verso Libera. Ma che avevano provocato anche tensioni all’interno della stessa associazione. Davvero la tempesta perfetta. Ma ora torna a spuntare il sole. Fin dalle prime parole della lettera del pm. «Caro don Luigi, e cari amici di Libera, sì cari amici, perché per me siete e sarete sempre amici». Seguono smentite e precisazioni di quanto riportato nell’intervista di tredici mesi fa. È più che una formale offerta di scuse. Alla quale segue una non meno importante risposta di don Luigi. «È un gesto che gli fa onore, in sintonia con il suo ruolo e la sua responsabilità di magistrato che indaga e cerca la verità». E infatti Maresca corregge profondamente quello che era stato visto come un attacco. «Mai ho pronunciato quelle parole che ovviamente non mi possono in nessun modo essere attribuite, parole che non condividevo e non condivido. Mi dispiace perché mai ho voluto neanche lontanamente screditare il vostro quotidiano impegno sul campo delicatissimo dell’antimafia sociale», sottolineando «il valore inestimabile della storia di Libera».

Insomma, taglia netto il magistrato, «i nostri nemici sono altri e noi tutti li conosciamo bene e li sappiamo chiaramente individuare, perché li combattiamo tutti i giorni». Poi la smentita più importante. «Libera offra le garanzie di affidabilità necessarie per gestire beni confiscati. Viene, quindi, naturale che anche soggetti poco interessati alla causa volontaristica antimafia, cerchino di avvicinarsi a Libera al solo scopo di trarne vantaggi personali ed utili propri ». Il suo, assicura, era «un grido di allarme. Il mio unico scopo era e resta quello di dire: stiamo attenti, molto attenti a non farci – tutti – strumentalizzare».

Poi, proprio come si fa tra amici, il pm anticamorra chiede scusa. «Mi dispiace perché alcune mie considerazioni tecniche e tratte dalla mia esperienza operativa sono state strumentalizzate ed utilizzate in una ingiusta e scorretta campagna di delegittimazione di Libera e del lavoro di molti volontari». E anche «per le conseguenze negative subite da tutti i volontari e le volontarie impegnate in territori difficili e autenticamente votati ad intervenire e a combattere le mafie». Parole che per don Ciotti sono «un gesto importante », soprattutto perché, invece, quelle contenute nell’intervista erano state «per tutti noi motivo di sofferenza. Non solo per i giudizi ingiusti e non veri che conteneva, ma perché quei giudizi sono stati in seguito ripresi, amplificati, strumentalizzati da chi mira a screditare il nostro nome e la nostra storia». Infine per quel che riguarda il suo «grido d’allarme» circa il «pericolo d’infiltrazione e strumentalizzazione che le associazioni corrono», don Luigi afferma di condividerlo e che da anni Libera denuncia «certa antimafia di facciata, che strumentalizza l’impegno di tante realtà e persone oneste per coprire interessi, intrallazzi e giochi di potere».

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