mercoledì 29 gennaio 2020
Il nuovo progetto editoriale voluto da don Ciotti presentato a Roma con il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, il segretario Fnsi e il sottosegretario Martella
Don Luigi Ciotti ed Elena Ciccarello

Don Luigi Ciotti ed Elena Ciccarello - Ansa/Fabio Frustaci

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«Di mafie si parla sempre troppo poco. Ma ora che sono sempre più taciturne, mentre si mangiano la nostra economia, c’è bisogno di un’informazione che faccia conoscere davvero quale è la situazione. Che fa capire quali sono le mafie oggi, ma anche cosa sia davvero l’immigrazione e i rischi del ritorno dell’antisemitismo. Invece sulla stampa se ne parla solo quando c’è un’emergenza ». È la forte denuncia del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho.

L’occasione è la presentazione, nella sede della Fnsi, di 'lavialibera' (sottotitolo 'pensieri nuovi, parole diverse'), il nuovo progetto editoriale targato Libera e Gruppo Abele che eredita l’esperienza trentennale del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Una rivista bimestrale e un sito aggiornato (www.lavialibera.it) con inchieste, interviste, commenti, editoriali, video e infografiche su mafie, corruzione, ambiente e migrazioni con l’obiettivo di per «poter capire per poter spiegare», come diceva il grande giornalista Walter Tobagi, vittima degli 'Anni di piombo'. Nasce con don Luigi Ciotti direttore editoriale, Elena Ciccarello direttrice responsabile, una redazione di giovani giornalisti, un comitato scientifico di esperti e una rosa di grandi firme. E prevede la realizzazione di un centro di documentazione e ricerca a Roma, in una grande sala bingo confiscata. 'Mafia siciliana, cosa cova' è il titolo del primo numero della rivista, alla scoperta di una mafia fiaccata dall’azione repressiva ma ancora forte: la Sicilia è la prima Regione per episodi di corruzione e la seconda per numero di imprese destinatarie di interdittive antimafia.

Dunque, sottolinea il procuratore, «un progetto fondamentale, perché contro le mafie è sì importante la repressione ma lo è ancora di più la prevenzione». Infine un richiamo. «Bisogna evitare di dire che esiste una mafia dell’antimafia. È per abbattere l’antimafia che si crea il dubbio». Anche per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Andrea Martella, «la nascita di un prodotto editoriale è una buona notizia per il nostro Paese. Nasce una nuova voce che può arricchire la qualità della nostra informazione e, con essa, la nostra società, la nostra democrazia ». Una riflessione che fa anche Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi. «Un progetto editoriale come questo è una nuova luce, e nelle mani di un’associazione come Libera una luce diventa un riflettore potente su territori dove la legalità è tabù». Ma non facile, ammette Elena Ciccarello. «È una scommessa, che nasce proprio nel momento in cui i giornali chiudono e l’attenzione per le notizie lette online è di pochi secondi. Ci proponiamo di offrire una chiave di lettura e dare risposte e ci serviremo anche dei canali social per intercettare i ragazzi». «Questo progetto non è di Libera ma di tutti noi – assicura don Ciotti –. La conoscenza è la via maestra del cambiamento e la cultura è il nutrimento della conoscenza». Perché, avverte, «grandi passi sono stati fatti nella lotta alle mafie e alla corruzione, ma la strada è ancora in salita. La politica si impegni a risanare una democrazia malata. Bisogna alzare la voce, non stare zitti e non restare inerti. Con 'lavialibera' rischiamo, ma si parte. È 'cosa nostra', è cosa di tutti noi».

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