martedì 1 novembre 2022
Vent'anni fa perse i fratelli nel crollo della scuola. Oggi ha aperto un pub: crescerò qui i miei figli
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Dopo venti anni rincontro Carmelo, il fratello di Luca e Gianmaria i gemellini morti coi loro compagni nel crollo della scuola di San Giuliano.

Il 3 novembre 2002 si avvicinò mentre, in una pausa dal dolore di quei giorni, ascoltavo la radio in auto. E mi chiese timidamente: «Come va l’Inter?». Raccontai sul giornale quel commuovente e inaspettato incontro. «Ricordo bene quell’incontro e anche il suo articolo», mi confessa Carmelo. Era un ragazzo di 17 anni, oggi è un uomo di 37 e si è sposato lo scorso agosto con una ragazza molisana di Santa Croce.

«Non ce ne dobbiamo andare, non voglio lasciare il mio paese. Nel cimitero ci sono tanti miei parenti. E ora ci sono anche i miei fratellini. Non li posso lasciare soli» mi aveva detto venti anni fa. Parole mature per un ragazzo. Ha seguito la fidanzata che studiava a Modena dove lui ora lavora come tecnico meccanico, mentre lei fa l’ingegnere edile, ma, ci dice, «io continuo a dire che vivo a San Giuliano, perché questa è la mia terra». Così ci torna ogni quindici giorni, qui si è sposato il 21 agosto e, a conferma dell’attaccamento al suo paese, con alcuni amici ha aperto una birreria artigianale e un piccolo e grazioso pub, dove oltre a bere le loro ottime birre si possono mangiare prodotti rigorosamente del territorio, dalla carne ai formaggi e alle verdure. Tutto a chilometro zero e di grande qualità e sapore.

Carmelo ha mantenuto l’impegno preso coi fratellini, non ha lasciato né loro né papà Ciro e mamma Maria. Luca e Gianmaria, ci disse allora, «hanno inaugurato tante cose. Hanno inaugurato il palazzetto dello sport. Era ancora nuovo. Ci dovevano giocare a pallone e invece è stato usato come obitorio. Hanno inaugurato la parte nuova del cimitero. Hanno inaugurato la scuola appena ristrutturata. Anzi, l’hanno collaudata».

Lui ha aperto la prima birreria della zona, da primati negativi a un primato positivo. Segno di speranza e di rinascita oltre la morte. Di una San Giuliano che, pur nella memoria e nel dolore, non si è fermata. Non solo per oggi.

Alla domanda che gli faccio su cosa dirà ai suoi figli degli zii morti bambini, ci risponde. «Li porterò al cimitero per conoscerli. Gli dirò la verità, che sono morti per responsabilità di persone che non hanno pensato alle conseguenze di quello che facevano. Poi gli parlerò della nostra terra. Spero, anzi sono sicuro, che cresceranno qua. È la loro terra».

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