martedì 11 novembre 2014
Paola Moschetti e Vania Girone pubblicano su due quotidiani lettere che parlano della lunga detenzione dei due fucilieri: «Non hanno mai mollato».
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"Pur consapevoli di essere vittime di una ingiustizia, non hanno mai mollato. E per mille giorni hanno stretto i denti, in attesa della riconquista della libertà. Come fanno i veri italiani". Termina così la lunga lettera di Paola Moschetti, la compagna del marò Massimiliano Latorre, pubblicata oggi in prima pagina dal Corriere del Mezzogiorno con il titolo 'Marò, mille giorni senza libertà'. Dopo aver ricordato che dal febbraio 2012 la vicenda di Massimiliano e del commilitone Salvatore Girone "ha segnato il vissuto dei due integerrimi fucilieri della Marina militare italiana e soprattutto delle rispettive famiglie", la donna rimarca il fatto che "in queste interminabili giornate di lontananza" sono "stati privati della gioia di godere dei propri affetti e di momenti preziosi di intimità familiare, perdendo i passaggi più belli e carichi di soddisfazione quando si hanno i figli che crescono". "Sollievo costante e solidarietà preziosa - prosegue Paola Moschetti - sono giunti dal popolo tricolore schierato in prima linea nella campagna per la libertà". "Sono italiani di tutte le latitudini e di tutti gli orientamenti culturali e politici - insiste - ci sono ovviamente tanti pugliesi e meridionali, uniti nel darci coraggio di fronte ad una vicenda che al momento non ha ancora trovato soluzione". "Oltre alle ferite negli animi - continua la lettera - Massimiliano ha riportato un grave ictus a Nuova Delhi che sta curando nei mesi di permesso qui in Italia. Una ripresa lenta e difficoltosa resa ancora più penosa dalla consapevolezza di non poter più tornare ad essere quello di un tempo ma ancor di più dal pensiero di Salvatore ancora a Nuova Delhi. A legare i due fucilieri, oltre che il senso di appartenenza allo stesso Corpo, c'è un intenso legame la cui peculiarità si può ricercare nella condivisione di momenti drammatici quali la detenzione durata oltre 100 giorni in un impervio carcere indiano tra mille difficoltà ed incertezze e le altrettanto drammatiche vicissitudini che hanno caratterizzato questi anni". "Accogliamo fiduciosi - prosegue la donna - le parole del neoministro degli Esteri Paolo Gentiloni e consapevoli dell'impegno costante della ministra Pinotti e di quanti lavorano alla risoluzione di questa triste vicenda affinché venga chiuso positivamente questo capitolo interminabile". "Il contegno dei due leoni del San Marco - conclude - in una storia dai risvolti così complessi è divenuto un modello di patriottismo e stile italiano: sarebbe stato facile perdere l'equilibrio e il controllo tra rinvii promesse e questioni giuridiche sempre più intricate, ma Massimiliano e Salvatore hanno tenuto fede agli impegni presi".La moglie di Girone. "Sono passati mille giorni dall'inizio di questa complicata vicenda e ogni giorno che passa ha sempre un peso maggiore nelle nostre esistenze. Ogni giorno spero che ci sia una fine e che non sia molto lontana. Vorrei che si avverasse il mio desiderio di moglie, quello dei nostri figli, dei genitori e dei fratelli di Salvatore condiviso da migliaia di italiani; il desiderio di poter rivedere mio marito tra di noi, tra le mura delle nostre case, tra le vie della nostra amata Bari. Vorrei che presto la nostra famiglia tornasse ad essere unita e serena. In Patria". Lo scrive la moglie di Salvatore Girone, Vania, in un intervento sul Tempo.
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