venerdì 29 aprile 2016
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ROMA «In Basilicata ci consideriamo di casa», scrive l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, in una lettera ai lucani per «ribadire con forza che non siamo avvelenatori: ambiente e salute sono le nostre priorità e per nessuna ragione metteremmo a repentaglio chi abita i luoghi che ci ospitano e chi lavora nei nostri impianti». E intanto al centro Olio di Viggiano la cassa integrazione è stata congelata per un mese, dopo l’incontro tra Eni e la delegazione sindacale di Femca, Filctem e Uiltec, che ha ottenuto appunto uno slittamento della cassa e il ricorso a ferie residue e riallocazione del personale in altre sedi dell’azienda. La lettera dell’ad di Eni serve anche per dire che «in Basilicata, come altrove nel mondo dove operiamo, non abbiamo mai puntato al solo profitto, bensì a valore, sviluppo e tutela dei territori ». Certo, va avanti Descalzi, adesso «le nostre attività sono ferme » e «so bene quali preoccupazioni sta creando in tante famiglie lo stop del Centro Olio Val d’Agri». E non vuole usare «giri di parole: la verità è che non abbiamo alternative. Stiamo offrendo la massima collaborazione all’«autorità giudiziaria, siamo i primi a esigere che faccia chiarezza fino in fondo», anche «sui comportamenti dei nostri dipendenti locali coinvolti». Ma niente «fraintendimenti»: tecnicamente, sottolinea l’amministratore delegato Eni, «dal punto di vista tecnico e operativo non è possibile proseguire nemmeno parzialmente l’attività produttiva del Centro Olio». Perché «dovrebbe essere parzialmente riprogettato» ed «essere sottoposto a un nuovo iter autorizzativo, per operare non più come impianto esclusivamente energetico, ma anche come un impianto di trattamento rifiuti», cioè un’«ipotesi del tutto irrealistica». Poi precisa: «Abbiamo ricevuto tutti i via libera necessari a livello nazionale, regionale e locale, la lista delle autorizzazioni riempie varie pagine e va indietro fino agli anni Novanta. L’abbiamo pubblicata sul sito www.enibasilicata.it insieme a tutte le informazioni tecniche e scientifiche sulle nostre attività, la tutela dell’ambiente, i controlli sulla salute». Così, sulla base di questo, «insieme al nostro partner Shell abbiamo investito miliardi nelle attività in Val d’Agri, che ora vengono messe in discussione. Non avremmo preso gli impegni, se non avessimo ricevuto tutti i permessi del caso». Continua: «Tutti gli studi effettuati in Val d’Agri, soprattutto quelli che abbiamo commissionato a esperti indipendenti, hanno stabilito che la qualità dell’ambiente circostante il Centro è ottima ». E se Descalzi capisce «le preoccupazioni di chi vive in Val d’Agri per la salute», gli «spiace vedere come ci siano spesso comunicazioni non fondate su basi scientifiche e, a volte, vere e proprie speculazioni». A proposito, «da quando esistono il Centro Olio e le attività sulle aree pozzo, non si sono assolutamente verificate patologie neoplastiche riconducibili all’impianto», sostiene ancora l’amministratore delegato. Che non vuole «ombre su operato e attività di un’azienda simbolo dell’ingegno italiano nel mondo» e che «da decenni crea valore in decine di Paesi, rispettando ambiente e salute senza compromessi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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