sabato 28 dicembre 2013
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Le indiscrezioni dei giorni scorsi sul contenuto del provvedimento hanno trovato conferma nel decreto legge Milleproroghe varato ieri mattina, dopo un’ora e 20 minuti di riunione, dal Consiglio dei ministri. Il testo, dice il premier Enrico Letta, è costruito «con le proroghe essenziali, necessarie su alcuni impegni», la cui mancata approvazione «avrebbe comportato danni ai bilanci». Il decreto (che entrerà in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e inizierà l’iter per la conversione in legge dal 2 gennaio in Senato) non contiene le norme sull’imposta Tasi (su cui non c’è ancora accordo dentro l’esecutivo) e quelle pro-azzardo (sulle quali il governo ha fatto retromarcia). È invece presente una lunga serie di interventi in vari settori. Il primo è la sospensione degli sfratti fino al 30 giugno per famiglie con reddito inferiore ai 21mila euro o che abbiano a carico figli minori, anziani, malati terminali o con gravi handicap. Ancora, l’entrata in vigore della Web tax «è posticipata al 1° luglio 2014» e potrebbe scattare un aumento fino a 0,7% delle accise sui tabacchi. Da luglio sarà inoltre possibile «la stabilizzazione, a carico delle Regioni, dei lavoratori socialmente utili». C’è poi una norma «Salva Comuni» che riduce le sanzioni previste per i Comuni (fra i quali Venezia) che non hanno rispettato il patto di stabilità interno, rinvii fiscali per la Sardegna alluvionata e 25 milioni per l’Expo 2015. Mentre per il bilancio "in rosso" di Roma Capitale, il governo consentirà al primo cittadino (in veste di Commissario straordinario) d’inserire, fino a un tetto di 115 milioni di euro, nella massa passiva dei conti del Comune «le eventuali ulteriori partite debitorie, rivenienti da obbligazioni od oneri del Comune anteriori al 28 aprile 2008». Roma potrà poi avvalersi di piani pluriennali, per il rientro dai crediti verso le proprie partecipate. Soddisfatto il sindaco, Ignazio Marino, che nei giorni scorsi aveva lamentato la presenza di debiti per «867 milioni». Riguardo ai criticatissimi "affitti d’oro" dei palazzi istituzionali, il decreto concede la facoltà per le pubbliche amministrazioni di recedere dai contratti di locazione passiva solo entro il 30 giugno 2014. Cresce poi il bonus fiscale per l’acquisto di mobili: si potrà detrarre una cifra anche superiore all’importo della ristrutturazione.Un’altra mossa sul versante della crescita è venuta dal ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, che ieri ha presentato in Cdm un piano per «Interventi urgenti a sostegno della crescita» per «6,2 miliardi di euro», provenienti dalla riprogrammazione dei fondi Ue e destinati a quattro aree. Ci sono misure a sostegno delle imprese, con «2,2 miliardi per il Fondo centrale di garanzia e per la creazione di nuova imprenditorialità giovanile», altre a sostegno all’occupazione, con «700 milioni per la decontribuzione a sostegno dell’occupazione di giovani, donne e anziani» e misure sperimentali «per il reinserimento lavorativo dei fruitori di ammortizzatori sociali anche in deroga». Per il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ora ci sono in tutto «4,2 miliardi» a disposizione «per la riduzione del cuneo fiscale nel 2014». Ma il pacchetto include pure 300 milioni per la povertà, da sommare ad altri 500 già stanziati. Da ultimo, sono previste misure di sostegno alle economie locali: su 3 miliardi, chiarisce il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, «uno e mezzo servirà per opere» del piano Città e di quello nei piccoli comuni, chiamato «Seimila campanili». con un «impatto sull’occupazione di 70-80mila posti a partire dall’apertura dei cantieri in primavera». In particolare, nei piccoli centri si finanzieranno interventi "leggeri" (fra i 500mila e il milione di euro) di riqualificazione storica o ambientale, per migliorare il tessuto urbano e far lavorare le piccole e medie imprese. Uno stanziamento servirà infine alla «riqualificazione, messa in sicurezza ed efficientamento energetico» degli edifici scolastici. «È un capitolo a cui tengo molto», ha concluso il premier Letta, perché «le scuole italiane non sono all’altezza».
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