venerdì 22 novembre 2013
​Il premier all'assemblea di Federcasse: sarebbe un «errore fatale» per l'Europa «dare tutto il peso a un unico strumento, la Bce», che non può fare sviluppo. Bisogna invece «rafforzare la Bei». E cita l'enciclica Caritas in Veritate: il denaro non serva a creare altro denaro, ma lavoro e impresa.
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Il semestre italiano di presidenza Ue "sia legislatura della crescita e non della sola austerità" è l'auspicio del premier Enrico Letta intervenuto all'assemblea di Federcasse a Roma. "Siano convinti - ha scandito - di poter dire con forza che c'è bisogno di una politica Ue per la crescita perché abbiamo i conti in ordine, l'Italia - ha sottolineato - ha fatto un percorso che ci consente e ci obbliga a spingere sulla strada della crescita"."Stiamo battagliando su due fronti - ha detto riferendosi al governo - Siamo tirati da una parte sul fronte europeo perché ci sono alcuni ayatollah del rigore, ma di troppo rigore si muore, e dall'altra parte sul fronte interno perché molti pensano che si possa fare deficit e debito". "Noi siamo in mezzo - ha aggiunto - Servono spalle solide per reggere i due fronti opposti. Ma noi abbiamo bisogno di alleati sia dentro che fuori in Europa".C'è "il rischio di un errore fatale" in Europa, ha denunciato Letta, ossia di "dare tutto il peso a un unico strumento, la Bce, anche se grazie alla guida autorevole di un italiano, Mario Draghi, ha consentito di calmare la crisi". Il premier ha spiegato come la Bce non può fare sviluppo e bisogna "rafforzare la Bei"."Voglio citare l'enciclica Caritas in veritatem di papa Benedetto XVI - ha aggiunto il premier -. È stata un'enciclica importante perchè è arrivata nel momento più forte della crisi. Il Papa ha ammonito dicendo che la finanza non sia per la finanza, perché il denaro non deve servire a creare altro denaro ma a creare lavoro e impresa. Voglio riprendere quell'ammonimento perché cooperazione e credito sono un fenomeno intrecciato. Siamo un Paese che ha grande forza. Siamo stati scolari discoli sul terreno del debito pubblico, ma molto accorti sul terreno del debito privato. Ora proprio su questo dobbiamo cercare il rilancio".
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