venerdì 23 agosto 2013
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Anche la testa del capo dello Stato è ferma sui provvedimenti concreti. Enrico Letta spiega, Giorgio Napolitano ascolta. Non si scende nei tecnicismi, ci si ferma al senso politico delle nuove sfide del governo. Si parla di crisi, di ripresa, di occupazione. Letta illustra all’inquilino del Colle i due decreti su cui si confronterà l’esecutivo nel consiglio dei ministri di oggi. A tratti entra nei dettagli: «...L’obiettivo è regolarizzare una parte dei precari della Pubblica amministrazione...». Napolitano ascolta. A tratti sembra che il premier e il capo dello Stato provino a mettere tra parentesi le tensioni legate alla questione incandidabilità. Che tentino di allontanare il fantasma di una drammatica crisi di governo. «Sono sereno e concentrato sull’attività di governo», rassicura Letta. Napolitano annuisce: «Il Paese ci chiede stabilità, la gente non vuole e non merita l’incognita di un nuovo voto in una fase così delicata». Ora è il premier ad accennare un sorriso leggero: «Il governo si salverà, nemmeno il Pdl vuole mettere a rischio risultati e sacrifici».Quando è già buio Alfano arriva ad Arcore per un nuovo confronto con Berlusconi: sono passate le 20. Alla stessa ora Letta è ancora a Palazzo Chigi. Ha la testa sulle carte, sul Consiglio dei ministri di oggi, ma anche su quello decisivo del 28. «Credo in un’intesa su Imu e Iva. Che possa tenere dentro anche la questione esodati e quella delle risorse per la cassa integrazione», ripete il premier. Poi abbassa la voce e davanti ai collaboratori più stretti spiega perché non sarà crisi. «Quando si parla di cose da fare il patto Pd-Pdl funziona, le larghe intese danno risultati. Il governo c’è, anzi fa. E solo metterlo a rischio è una follia. Sarò netto: chi apre una crisi di governo pagherà un prezzo altissimo». Una pausa leggera, poi un nuovo messaggio: «Io lavoro con una prospettiva lunga. Penso alla legge di stabilità, sono già concentrato sul semestre di presidenza italiano...». Chi è con il premier lo incalza: crisi? Elezioni? Nuove maggioranze? Letta sorride: «Non ho piani B, non ho nessuna voglia di mettere a tema uno scenario che non c’è e a cui non credo». Le riflessioni di Napolitano e di Letta sono sovrapponibili. Il "faccia a faccia" è politico e programmatico. Letta si sofferma sui tagli ai consulenti e alle auto blu. Ma entra anche nei dettagli dell’incontro con Alfano. Napolitano è con Letta. Condivide la sua azione. Difende il suo governo. E ripete due parole: stabilità e responsabilità. A tarda sera Alfano è davanti al Cavaliere. Berlusconi non indietreggia: sono stanco dei giochetti del Pd, mi vogliono fare fuori e io non sto a guardare. Il vicepremier insiste: Silvio ragiona, nel Pd si sta aprendo uno spiraglio... Berlusconi non vede soluzioni, non scommette sul Pd. «Basta, sono stanco, sono offeso...». È ancora una notte complicata. Il Cavaliere vuole forzare i tempi, vuole una risposta prima della fine di agosto, ma con Alfano ci sono tutti i ministri del Pdl a spingere per allontanare lo spettro della crisi. «Il capo dello Stato non porta il Paese al voto, rischiamo di fare male al Paese e di farci male noi», sussurra Alfano. Berlusconi scuote la testa e quella che si chiude è un’altra giornata interlocutoria. Sarà così ancora a lungo.
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