venerdì 10 maggio 2013
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Siamo tutti d’accordo sull’obiettivo, dobbiamo lanciare un segnale chiaro al Paese, le famiglie hanno bisogno di ossigeno. Ma guai a pregiudicare i sacrifici fatti finora. Guai a perdere la fiducia riconquistata in Europa. Dobbiamo procedere a passi ponderati». Enrico Letta blocca una discussione che rischiava di avvitarsi troppo. I ministri sono con lui, sostengono la rotta politica ed economica che ha imboccato. Ma "fuori" ci sono troppe attese. E le attese si riverberano nella sala dei bottoni di Palazzo Chigi. Perciò è meglio prendersi qualche giorno piuttosto che allarmare Bruxelles e vanificare la chiusura della procedura di deficit.«Passi ponderati», dunque. Innanzitutto sulle coperture. Il finanziamento della cassa integrazione in deroga è cosa fatta. Il problema emerso ieri è in particolare l’anticipo di cassa di 2 miliardi per compensare i Comuni sul mancato gettito Imu a giugno. Un esborso cash difficile da sostenere di punto in bianco. Ma i sindaci non sembrano disposti ad accettare altre strade meno certe. Si deve trattare ancora. Ed è decisivo ciò che l’Eurogruppo dirà lunedì al ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni.Problemi tecnici, recita il comunicato finale di Palazzo Chigi. Ma ci sono anche altre spigolature più politiche. In Consiglio dei ministri si è affacciata l’ipotesi di estendere la sospensione Imu ai capannoni industriali, come chiedeva a gran voce ieri il giornale della Confindustria. Ma ne sarebbe uscito un provvedimento ben più pesante, per affrontare il quale ci sarebbe voluta una manovra di tagli. E Letta, che non vuole per il momento intervenire sulla spesa, invita a soprassedere. Su un altro tema invece i ministri del centrodestra riescono ad aprire un pertugio: la sospensione, nel decreto provvisorio che esce dal Cdm, è <+corsivo>sine die<+tondo>, non ha un termine. Non è una questione di lana caprina, perché rafforza l’intenzione dell’esecutivo a procedere nell’abrogazione definitiva dell’imposta sulla prima casa.Forse non ha facilitato le cose nemmeno l’intervista entusiastica di Silvio Berlusconi, che mentre era in corso il Cdm considerava il decreto Imu «una grande vittoria, anche se non basta». Il Pd è teso come una corda di violino. Non può permettersi che il Cavaliere si intesti i provvedimenti. Tanto più che i democrat hanno dovuto accettare il rinvio, in questa primissima fase, del nodo esodati. Perciò anche i fedelissimi di Letta hanno mandato al premier un messaggio: «È meglio che la politica economica la decidiamo insieme, in un confronto previo». Suggerimento che il presidente del Consiglio ha accolto, tanto è vero che già stamattina riunirà - insieme ad Alfano, Saccomanni e Franceschini - i capigruppo. Non manca il ripetersi di un annoso problema: un certo fastidio per la mancata "condivisione" da parte del Tesoro della messa a punto delle misure. Per questo si vorrebbe una maggior collegialità.La prima riunione di certo consolida l’asse con il vicepremier Alfano. I due lavorano di sponda, specie nei passaggi più delicati. E insieme Letta, Alfano e Saccomanni, prima del Cdm hanno affrontato in un lungo prevertice di 90 minuti anche un problema decisivo: la sostituzione del potente Vincenzo Fortunato come capo di gabinetto del Tesoro. Il nome più gettonato è quello di Daniele Cabras, considerato vicino al Pd. Ma la casella è davvero cruciale e deve passare per una trattativa simile a quella svolta per i ministri.Prima di chiudere il Cdm, Letta e Alfano quasi catechizzano gli altri ministri: «Abbiamo raggiunto un accordo politico importantissimo – arringa il vicepremier –. Stiamo lavorando per superare l’Imu per sempre. Questo conta».
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