lunedì 11 novembre 2013
​Il premier da Malta si esprime anche sul caso giudiziario di Berlusconi: mischiare due vicende non porta da nessuna parte, avvita solo la crisi. Intanto il Cavaliere gela Alfano: non collaborare con il Pd.
Santini (Pd): «Primo imperativo sostenere la ripresa» 
Di Maio (M5S): «Abbiamo fatto errori, ma questa maggioranza è finita»
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​La politica europea verso la sponda sud del Mediterraneo di questi ultimi 20 anni è fallita e ora serve una nuova strategia per l'immigrazione. Lo ha detto a Malta il presidente del Consiglio Enrico Letta nel corso della conferenza stampa congiunta con il premier maltese Joseph Muscat. "Serve una nuova politica europea verso l'Africa e il Medio Oriente. La politica europea messa in campo in questi ultimi venti anni è stata un fallimento", ha detto Letta. Per la Libia, in particolare, il presidente del Consiglio ha detto che serve una iniziativa comunitaria "per il pattugliamento e il controllo delle frontiere. Perché non può più essere gestito in questo modo. Così la situazione non può continuare". Letta si augura anche che in Libia, dove continuano gli scontri tra milizie e l'instabilità del governo centrale, si riesca a costruire un dialogo che "riguardi tutte le parti conivolte. Il dialogo deve essere inclusivo, tutti devono essere coinvolti e tutti debbono farsi coinvolgere".«GIUDICATEMI A FINE MANDATO»"Il mio orizzonte si ferma sul lavoro dei 18 mesi per cui ho avuto la fiducia e su cui voglio essere giudicato". Il premier Enrico Letta risponde così a chi gli chiede - a margine della sua visita a Malta - un commento sulla volata lanciata ieri dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani, che lo ha ipotizzato come possibile candidato premier alle prossime elezioni. Poi su Berlusconi: "Continuo a non vedere quali alternative serie per il Paese ci siano intorno al cupio dissolvi: non porta a niente e oggi far scendere l'aereo non serve a nessuno e non cambia niente neanche al Pdl".  "Mischiare due vicende non porta da nessuna parte", "avvita" solo la crisi. "Capisco che ci sono delusioni ma il cupio dissolvi non porta a niente" ha ribadito Letta parlando con i cronisti a margine della sua visita a Malta. Bisogna guardare al 2014, a "tutto il 2014 con la legge di stabilità che deve dare i suoi effetti: mischiare due vicende non porta da nessuna parte, l'ho sempre detto anche a Berlusconi", ha aggiunto il premier tornando a sottolineare che "se non si separano, non c'e' guadagno per nessuno ma solo un avvitamento della crisi". Su questo "sono molto determinato" ha proseguito. "Lavoro perchè la legge di stabilità sia migliorata al Senato", per "un 2014 e obiettivi per cui voglio essere giudicato al termine di un percorso, a fine anno prossimo" con la discesa di "deficit, debito, tasse e spesa" a favore della "crescita e dell'occupazione". Al termine di quel percorso ci sarà "un giudizio e una valutazione" e' tornato a sottolineare il premier.BERLUSCONI GELA ALFANOAngelino Alfano "strappa" con Silvio Berlusconi che contrattacca: 'Siate leali o farete la fine di Gianfranco Fini'; e ancora, 'come potete pensare di appoggiare un governo che commette un 'omicidio politico' contro di me?''. Ormai è 'tutti contro tutti' nel Pdl a rischio implosione. L'intervento Tv di Angelino Alfano che ha dato per certa la decadenza di Silvio Berlusconi dal seggio senatoriale, assicurando però nello stesso tempo il sostegno del Cav al governo, ha fatto scattare la rivolta dei lealisti che hanno ritenuto 'provocatoria' la sua intervista. Il vicepremier ha dato per scontato l'addio del Cav al seggio senatoriale ma anche quello alla premiership per le prossime elezioni; "per candidarsi - ha detto- attenderà il giro successivo; ma sostenga ugualmente il governo Letta". Parole 'insultanti' e 'velenose', quasi un sberleffo contro Berlusconi, secondo la pattuglia dei lealisti che ha contrattaccato a testa bassa ingaggiando con gli alfaniani una guerra a suon di comunicati. E anche la sortita del ministro dell'Interno sulle "cartucce" che Berlusconi avrebbe ancora in canna sul versante giudiziario, è apparsa ai lealisti irridente. Il fatto è che Alfano ha detto chiaro e tondo che non intende far venire meno la sua fiducia all'esecutivo di Letta e che se per il suo leader si chiude il sipario politico, se ne dovrà fare una ragione. La ciliegina avvelenata collocata da Alfano sulla torta di Berlusconi è poi quel riferimento ad attendere il prossimo giro per candidarsi ("votare oggi - ha scandito- sarebbe un danno per il paese"), il che vuol dire, facendo un po' di conti, che la ridiscesa in campo dovrebbe avvenire alla soglia degli ottanta anni... Una cosa da ridere, per una parte del Pdl, da piangere, per l'altra. Da lavare con il sangue per Raffaele Fitto che si è armato di machete: Alfano - ha detto il capo dei lealisti - sceglie una "rotta alternativa a Berlusconi, agli elettori del Pdl e alla sua stessa storia". Tradotto: si muove contro il Cavaliere e tradisce anche se stesso. Quasi una dichiarazione di guerra che fa il paio con quella della 'pasionaria' Daniela Santanchè per la quale ormai Alfano è pronto per partecipare alle primarie del Pd. Quel che colpisce è che anche la sobria Mariastella Gelmini abbia buttato alle ortiche il fair play per gettarsi nella mischia: "I governativi avvelenano il dibattito e fanno provocazioni; e chi dice sostegno cieco a Letta (leggi Alfano) non è uno statista", ha alzato la voce l'ex ministro dell'Istruzione. Uno scontro feroce tra i due fronti ormai usciti allo scoperto, e che ha mostrato plasticamente l'esistenza nel Pdl di due partiti distinti e distanti. Così hanno battibeccato Bondi e Lorenzin, mentre Saltamartini e Cicchitto hanno attaccato Santanchè; e Santelli la Gelmini. Una catena di sant'Antonio, un florilegio senza fine. Ma anche senza costrutto, agli occhi del Cavaliere che ha seguito a distanza la violenta battaglia impotente e furibondo. Meditando il da farsi sul partito ormai in pezzi, ma anche su come mettere all'angolo l'ex delfino "traditore" che ha osato rivoltarsi contro il padre. Non a caso Alfano ha evocato il famigerato "metodo Boffo" già immaginando contromosse per annientare quelli che per Berlusconi definire traditori è poco. Anche perché oggi il vicepremier ha gettato il cuore oltre l'ostacolo e ha disegnato il progetto di un ''nuovo grande centrodestra'' sulla falsariga della casa delle libertà. Un azzardo, una sfida che per Berlusconi ha messo il suggello al tradimento.
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