giovedì 12 settembre 2013
Ieri il presidente del Consiglio ha riferito al Senato sugli esiti del recente vertice di San Pietroburgo. «È stato un grande risultato», frutto dei sacrifici fatti finora. «Non siamo stati un sorvegliato speciale». E conferma l’impegno sul cuneo fiscale, «cuore di tutte le politiche della crescita».
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«Se buttiamo via la fiducia e la stabilità conquistata faticosamente, ritorniamo in grandissima difficoltà», per questo il Parlamento deve operare «scelte giuste». Il presidente del Consiglio Enrico Letta interviene al Senato sui risultati del recente G20 di San Pietroburgo e avverte sulle conseguenze di deragliamenti dalla road-map economica apprestata dall’esecutivo e che attende il vaglio delle Camere: dalla necessità di evitare l’aumento dell’Iva, al decreto del Fare 2, fino - sullo sfondo, ma non troppo - alla legge di stabilità, attesa per il mese prossimo. Figuriamoci cosa produrrebbe una possibile crisi, il messaggio che si può leggere sotto traccia nelle parole del premier. Letta, poi, mette idealmente mano alla calcolatrice e fa un po’ di conti davanti ai senatori. «Paghiamo ogni anno 85 miliardi di euro per mantenere in vita il debito così com’è. E, se sbagliamo, gli 85 miliardi diventano 90: i tedeschi pagano 20 miliardi in meno di noi, i francesi 30, gli spagnoli 50. Lo dico perché – aggiunge – in Parlamento ci accapigliamo per spostare milioni da una parte all’altra del bilancio, ma serve trovare le ricette giuste». E ammonisce. Il riconoscimento ottenuto al G20 - per il quale Letta ha parlato di «grande risultato» e di Italia non trattata come «sorvegliato speciale» - non è un dato acquisito per sempre. «Ci vuole un attimo per buttare via i risultati raggiunti e i progressi fatti in un anno» e costati «sacrifici» agli italiani. «Le scelte sbagliate costerebbero da qui a fine anno un miliardo, un miliardo e mezzo», ha quantificato il presidente del Consiglio, prevedendo il "fardello" per il nostro Paese in questi ultimi quattro mesi. Letta ha poi confermato l’impegno preso nella riunione dei venti grandi riuniti in Russia. Innanzitutto il taglio del costo del lavoro, da lui definito «il cuore di tutte le politiche sociali». Riguardo al vertice dei Paesi più industrializzati del mondo, Letta ha fornito al sua analisi. «L’economia mondiale sta uscendo dalla crisi. Per la prima volta al G20 non si è discusso di salvataggi, di debiti sovrani o di fibrillazioni sui mercati». L’Italia è arrivata all’appuntamento forte del lavoro svolto in questi anni, «foriero di risultati positivi, e dei tanti sacrifici fatti dagli italiani. Siamo stati promossi per i risultati raggiunti, c’è stato un grande riconoscimento». Sulla necessità della stabilità per «dare certezze all’agenda» del governo in materia economica interviene il responsabile di settore del Pd, Matteo Colaninno. «La stabilità è un valore discriminante: porterà vantaggi al Paese ed è essenziale per predisporre l’Italia alla ripresa economica. L’instabilità produce, invece, unicamente costi e danni spaventosi agli italiani e alle imprese. Nel Pdl prevalgano i responsabili e si dia sostegno e continuità al Governo», conclude il responsabile Economia di Largo del Nazareno. Per Pier Ferdinando Casini (Udc) far cadere il governo sarebbe «pura irrazionalità politica. Nulla può responsabilmente compromettere l’esito di questo governo, lo sforzo che gli italiani stanno facendo suo tramite non può essere interrotto e vanificato».
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