venerdì 17 maggio 2013
​Via libera al decreto. Per settembre la nuova imposta, previste deduzioni alle imprese. Letta: l’obiettivo è dare fiducia alle famiglie e far calare la pressione fiscale. Niente sconto per le case di lusso. (Nicola Pini)
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Il governo ha approvato il decreto sullo slittamento dell’Imu e i fondi per la cassa integrazione. Senza «miracoli», come aveva preannunciato il premier Enrico Letta. Ma con qualche risorsa in più del previsto per la Cig in deroga. La dotazione, un miliardo di euro, non sarà comunque sufficiente a coprire le esigenze di tutto il 2013, calcolate dai sindacati in circa un miliardo e mezzo. Ma servirà a tamponare l’emergenza nei prossimi 4-5 mesi in attesa, annuncia l’esecutivo, di «rivedere il sistema degli ammortizzatori sociali», previo «dialogo con le parti sociali e le autonomie».Intanto le famiglie ottengono tre mesi di "moratoria" per l’imposta sulla prima abitazione. Il pagamento è sospeso fino a metà settembre. Quando dovrà essere pronta la riforma fiscale di tutto il capitolo casa e servizi locali. C’è una clausola di garanzia a beneficio di Bruxelles: se il riordino della tassazione non andasse in porto, «continuerà ad applicarsi la disciplina vigente» (in pratica si pagherebbe tra settembre e fine anno).L’obiettivo è «dare fiducia, prestare attenzione alle famiglie e far calare la pressione fiscale», ha spiegato il presidente del Consiglio» dopo il vertice di governo. Secondo il vicepremier Angelino Alfano, siamo di fronte al «primo gol dell’esecutivo». Il decreto «crea una cornice», ha aggiunto Letta, che dà all’esecutivo «100 giorni di tempo» per fare le riforme «con coperture certe e nell’ambito degli impegni di bilancio presi con Bruxelles». In sostanza quella di ieri è solo una prima tappa. Un "segnale" al Paese mentre inizia un percorso che non sarà in discesa. La scommessa è quella di riuscire a trovare nuove risorse senza compromettere la stabilità dei conti. Una nuova partita da giocare soprattutto in Europa se l’Italia uscirà a fine mese dalla procedura per deficit eccessivo. Nel dettaglio viene sospesa la prima rata dell’Imu sull’abitazione principale. Ma non per tutti i proprietari. I versamenti sono confermati per abitazioni di pregio, ville, castelli e case di lusso (gli immobili classificati A/1, A/8, A/9). Pagamento sospeso anche per terreni e fabbricati rurali, alloggi degli Iacp e immobili a proprietà indivisa delle cooperative. Nessuna agevolazione ora sui fabbricati delle imprese. Il decreto promette però che la nuova tassa che scaturirà dalla riforma prevederà «forme di deducibilità fiscale sui canoni». La futura tassazione, precisa l’esecutivo, ingloberà oltre all’Imu anche la Tares (la nuova e più salata imposta sui rifiuti e i servizi comunali appena istituita dal governo Monti e non ancora riscossa). Non è escluso che nel ridisegno fiscale entrino anche altre poste, come la cedolare sugli affitti. L’obiettivo, oltre alla semplificazione degli adempimenti, è il calo della pressione fiscale. La sospensione dei pagamenti comporta lo slittamento di entrate fiscali per circa 2 miliardi di euro. Le finanze dei Comuni saranno tuttavia salvaguardate attraverso un anticipo di cassa da parte della Tesoreria.

Le coperture relative ai fondi per cassa in deroga, un miliardo di euro, arrivano tutte da fondi già a bilancio, soprattutto dal capitolo lavoro, scelta che non piace alle parti sociali. I ministri hanno raschiato il fondo del barile. 250 milioni arrivano dalle risorse per gli sgravi di produttività, che il governo si è impegnato a reintegrare in tempo utile. Altrettanti dalla formazione professionale. Altri 250 milioni dai fondi Fas (aree svantaggiate) e 100 dal Fondo sviluppo e coesione. Ma ci sono anche 100 milioni prestati dall’accordo Italia-Libia e un’altra decina in arrivo dalle multe pagate dalle imprese all’Antitrust. Il decreto stanzia poi poco meno di 60 milioni per i contratti di solidarietà nelle aziende in difficoltà economica.​

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