giovedì 12 dicembre 2013
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La temperatura sale ancora. Terzo giorno, ieri, ad alte tensioni un po’ in tutto il Paese. Blocchi, presidi e minacce: non certo tutta l’erba è un fascio, però a Torino sono spuntati alcuni teli bianchi alle finestre per mostrare contrarietà ad atteggiamenti violenti. I manifestanti non mollano e minacciano «la prossima settimana saremo tutti a Roma». E il Viminale avvisa di rimando:«Abbiamo segnali chiari dall’intelligence. Non stiamo qui ad aggettivare le ali estreme di questi movimenti, ma abbiamo gli occhi puntati su di loro e sapremo cosa fare se costoro esagereranno», spiega il ministro dell’Interno, Angelino Alfano (che stamane alle undici riferirà a Montecitorio sulla proteste). Con un messaggio chiaro: «Garantiremo la pacifica manifestazione del disagio, ma non avremo remore a reprimere ogni minaccia e intimidazione che dovesse essere espressione di atteggiamenti delinquenziali». Tant’è che già più di una Procura ha aperto inchieste, c’è già qualche fermato e molti sono stati identificati.I servizi stanno lavorando senza sosta. Dopo aver informato da tempo le forze di Polizia anche sulla possibile evoluzione della protesta, nella quale ci sono anche ali estremiste trasversali, come dirà oggi al Copasir il direttore dell’Aisi (Agenzia di informazioni e sicurezza interna), Arturo Esposito. È un movimento, quello che scende in piazza questi giorni, con caratteristiche non ordinarie. Con il rischio – innestandosi sulle proteste dei cittadini motivate da reali crisi e disagi – che si muova poi, sotto traccia, una sorta di «spinta eversiva che punta a entrare in tutte le piccole crepe di crisi sociale».Il governo fa quadrato. «Lisciare il pelo a una categoria che viene fatta passare come quella che parla a nome di tutti è uno stravolgimento delle regole della democrazia economica, che è invece la strada che intendo seguire», annota il presidente del Consiglio, Enrico Letta, a Palazzo Madama. Aggiunge il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che «le proteste sono sempre accettabili, purché non degenerino».E del resto ai "forconi" (o almeno alla gran parte di loro) non va affatto di passare per violenti: «Purtroppo la nostra sigla viene associata a gruppi di teppisti ed eversivi con i quali non c’entriamo nulla – dice il leader siciliano del movimento, Mariano Ferro –. Ci dissociamo a gran voce dalla violenza in atto in altre parti del Paese».Poi Danilo Calvani fa sapere che «se anche indirettamente siamo responsabili, abbiamo chiesto scusa. Più di così che possiamo fare?». Subito dopo annuncia quanto accadrà la prossima settimana: «Da tutta Italia andremo in milioni a Roma e ci riprenderemo il nostro Stato, entro quarantott’ore vi daremo la data», avvisa il coordinatore nazionale del "movimento 9 dicembre", parlando a Torino in Piazza Castello e poi andandosene sopra una... Jaguar («Ho avuto un passaggio da un amico camionista», si è giustificato), dopo aver aggiunto che «gli estremisti non hanno nulla a che vedere con noi, anche se la nostra protesta comprende tutte le idee». Calvani in piazza aveva tuonato anche altro: «Finché questi politici non se ne andranno a casa, sarà lotta ad oltranza. Le questure ci hanno chiesto di segnalare gli infiltrati, è giusto e lo faremo: vi invito, quindi, a segnalare per primi i nomi di Napolitano, Letta, Alfano e Berlusconi, perché sono i veri infiltrati, più pericolosi degli altri».E se alcuni deputati del Pd presenteranno «denuncia formale al fine di accertare se vi siano estremi di reato nella lettera aperta inviata da Beppe Grillo ai responsabili delle forze dell’ordine», non tutti gettano acqua sul fuoco. Vista infatti l’affermazione inquietante del neosegretario della Lega Nord, l’europarlamentare Matteo Salvini: «Dopo la fiducia votata al governo, i forconi dovrebbero entrare in Parlamento».
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