giovedì 24 settembre 2020
Altri avvisi di garanzia per i vertici dell’Università per stranieri di Perugia dove il giocatore uruguaiano ha sostenuto la prova. Anche la Federcalcio apre un’inchiesta
Il calciatore uruguaiano Luis Suárez a Perugia, dove ha sostenuto l’esame, il 17 settembre scorso

Il calciatore uruguaiano Luis Suárez a Perugia, dove ha sostenuto l’esame, il 17 settembre scorso - Ansa

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Il “caso Suárez” si allarga. Alle accuse iniziali a carico dei vertici dell’Università per stranieri di Perugia per l’«esame farsa» di italiano al giocatore uruguaiano del Barcellona, si aggiunge ora quella di concorso in corruzione. E anche la Federcalcio vuole vederci chiaro: il procuratore Giuseppe Chinè ha chiesto agli inquirenti la trasmissione degli atti per valutare eventuali responsabilità, anche oggettive, da parte dello staff della Juventus, entrato in contatto con l’ateneo attraverso un proprio legale, Maria Turco, che per telefono avrebbe “promesso” al direttore generale dell’università: «in futuro vi porteremo altri giocatori stranieri». Una frase “captata” dagli investigatori, estrapolata dal suo contesto e che, precisa chi l’ha pronunciata, «non prevedeva nessun accordo » ma era semplicemente «una presa d’atto».

«Mai chiesto un trattamento di riguardo rispetto ad altri candidati », ha aggiunto l’avvocatessa Turco difendendo il proprio operato. Nessun provvedimento giudiziario è stato finora preso sia nei confronti della società bianconera sia del calciatore sudamericano. Ma intanto, ieri, avvisi di garanzia dove si prospetta l’ipotesi della corruttela sono stati inviati al dg dell’università, Simone Olivieri, e alla rettrice Giuliana Grego Bolli che avrebbero compiuto, secondo i pm del capoluogo umbro Paolo Abritti e Giampaolo Mocetti, titolari dell’inchiesta, un «atto contrario ai doveri d’ufficio».

Quella di Luis Suárez sarebbe stata, insomma, una «promozione garantita», nonostante la preparazione inadeguata dell’aspirante cittadino italiano (la cui consorte è di origini friulane) che «non spiccica una parola, non coniuga i verbi, parla all’infinito e prende 10 milioni a stagione e l’esame lo deve passare » come avrebbe rivelato, in un’altra converazione telefonica, uno dei docenti indagati. A Olivieri e Grego Bolli vengono contestati inoltre i reati di «rivelazione di segreti d’ufficio» e «falsità ideologica» che gravano anche sul docente esaminatore Lorenzo Rocca, sulla tutor del calciatore Stefania Spina, insegnante di glottodidattica, e sull’impiegata Cinzia Camagna, che ha preparato l’attestato di livello B1, documento utile all’ottenimento del passaporto italiano, necessario per un possibile ingaggio del “Pistolero” nella “rosa” dei bianconeri (ma l’affare poi è sfumato e l’attaccante ha firmato un contratto con l’Atletico Madrid). Alla base della vicenda giudiziaria ci sono, dunque, decine di intercettazioni telefoniche raccolte dalla guardia di finanza che, su disposizione del procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, stava indagando già dal febbraio scorso su presunte irregolarità amministrative e sul sospetto di fondi versati a un’agenzia cinese.

Per l’“esame truffa” (che risale al 17 settembre) le Fiamme Gialle hanno sequestrato a Palazzo Gallenga Stuart, sede dell’Università per stranieri, documenti, computer e i cellulari dei cinque indagati, che negano però, con decisione, ogni broglio. Il “caso Suárez”, comunque, sta facendo salire l’indignazione tra gli stranieri di Perugia. «Io ero tra i ragazzi che aspettava Suárez mentre stava facendo l’esame – dice Omar –, studio qui da 4 anni, vengo dall’Algeria dove ho fatto i primi tre anni di italiano mentre a Perugia ho fatto la magistrale. Che rabbia sapere che un esame di mezz’ora dopo un breve corso online avrebbe reso Suárez un cittadino italiano mentre noi ancora abbiamo il solo permesso di studio».

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