martedì 13 aprile 2010
Al processo per i diritti tv Mediaset, imputato  il premier, l’accusa chiede  di fissare le udienze durante i fine settimana, oppure di sollevare  la questione di legittimità. I giudici decidono il 19.
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«Tanto rumore per nulla», così il pm milanese Fabio De Pasquale liquida la legge sul legittimo impedimento. Affermazioni che hanno innescato una raffica di reazioni. Anche perché nell’aula del processo sui diritti televisivi Mediaset il pm ha tentato una mossa a sorpresa.Quando tutti si aspettavano che De Pasquale si presentasse chiedendo immediatamente il ricorso alla Corte costituzionale, il magistrato che accusa Berlusconi di aver costituito fondi neri ed evaso il fisco, ha domandato alla corte di andare avanti comunque, fissando un calendario di udienze, «se serve anche di sabato e di domenica». L’eccezione di costituzionalità è infatti stata sollecitata dal pm solo in via subordinata. Secondo l’accusa non basta una documentazione come quella che hanno depositato gli avvocati di Berlusconi, in cui la segreteria generale della Presidenza del Consiglio elenca «a titolo esemplificativo» una numerosa serie di impegni internazionali che si aggiungono a quelli connessi al governo del Paese. Un «impedimento continuativo», dunque, che rende possibile la presenza in aula del premier non prima del 21 e del 28 luglio, da qui la richiesta di un rinvio. Per il pm, però, se il giudice dovesse accogliere le richieste dei difensori, in presenza della sola attestazione di Palazzo Chigi, si verrebbe a creare un «blocco della giurisdizione» e lo stesso giudice non avrebbe più alcuna discrezionalità, accettando di ridimensionarsi da «bocca della giustizia» a certificatore di documenti «provenienti da un funzionario».La corte deciderà il 19 aprile e, dunque, se non dovesse accogliere l’istanza del pm questi immediatamente solleverebbe l’eccezione di costituzionalità chiedendo al presidente Edoardo Davossa di trasmettere gli atti alla Corte costituzionale.«L’atteggiamento di certi magistrati in questi giorni, particolarmente della Procura di Milano, dimostra chiaramente quali siano gli ambienti e gli artefici che violano sistematicamente le prerogative e l’indipendenza del potere politico e democratico». Così Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, ha commentato le mosse della procura di Milano.Niccolò Ghedini e Piero Longo, gli avvocati del premier, insistono nel parlare di «impedimento continuativo correlato allo svolgimento delle funzioni di Governo» che «non consente», in base alla legge di recente entrata in vigore «l’intervento del presidente del Consiglio alle udienze dei processi pendenti presso il Tribunale di Milano», se non nella seconda metà di luglio. E tra gli impegni di Berlsuconi viene segnalata anche «un’udienza civile di natura strettamente personale, da tempo prefissata». Si tratta, probabilmente, della seconda udienza per la separazione del premier dalla moglie Veronica Lario.A rincarare le accuse contro la procura di Milano è poi arrivato anche il capogruppo del Pdl alla Camera. «È evidente che nei pm di Milano c’è una intenzionalità politica – ha dichiarato Fabrizio Cicchitto – per cui per loro è tutto incostituzionale». Una contrapposizione che secondo Cicchitto è indirizzata «sottotraccia anche nei confronti delle massime cariche istituzionali del Paese». Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, non è da meno, definendo i magistrati come persone «contraddistinte da un particolare accanimento contro il presidente del Consiglio».A sperare in una bocciatura da parte della Corte costituzionale è Antonio Di Pietro. «Sin dal primo giorno – ha ripetuto il  leader dell’Idv – abbiamo detto che si tratta di una legge incostituzionale e immorale. E per questa ragione ci auguriamo che la Corte Costituzionale per l’ennesima volta possa fare piazza pulita di quest’altra porcata alla Berlusconi maniera».
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