lunedì 20 gennaio 2014
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Come un caterpillar, Matteo Renzi si presenta in Direzione con il ritardo che lo contraddistingue, ma con l’"Italicum" sotto braccio. Lo scopo è raggiunto. Il compromesso tra Berlusconi e Alfano sta in quel doppio turno di coalizione che riavvicina i vecchi alleati molto più di quanto non faccia con le due anime del suo Pd, in cui l’insoddisfazione si legge nel risultato del consenso: 111 favorevoli e 34 astenuti sulla riforma elettorale che sancisce il bipolarismo e mette all’angolo i partitini invisi al sindaco e al Cavaliere. A Largo del Nazareno ancora rimbombano i passi di Silvio Berlusconi, che sabato ha infranto l’invalicabilità della sede democratica e ha lasciato una scia di polemiche destinate a entrare nel "parlamentino". Il segretario del Pd arriva dopo aver visto Mauro per i Popolari per l’Italia e al termine di un lungo faccia a faccia che getta le basi del dialogo con Alfano al Viminale. Entra a testa bassa e avvisa: «L’Italicum consente al Pd di potersi giocare la partita per il governo. E non esclude le alleanze ma che siano alleanze per governare, non servano solo a vincere per vincere». Si tratta di un punto di incontro che rappresenta un fiore all’occhiello dopo anni di inconcludenza, ma, avvisa, la proposta «è un complicato castello che sta in piedi se tutti i tasselli stanno insieme. Non è una riforma à la carte. Le soglie sono vincolanti». Parole pesanti che raggiungono i destinatari, seduti con il volto cupo ad ascoltare il sindaco di Firenze. «Chi pensasse in Parlamento di intervenire a modificare qualcosa, manda all’aria tutto, incluso titolo V e riforma costituzionale».A pensarci, però, ci pensano eccome nella minoranza. Non tutti sono pronti a guastare la "festa" renziana nel segreto dell’urna, visto che l’opposizione è divisa e in molti sono certi di poter apportare qualche modifica decisiva, pur salvando l’impianto. La tensione resta in quel 25 per cento di minoranza, che si trova davanti un Renzi deciso e vincente. «In passato – ricorda il leader pd – le nostre idee sono state influenzate o dalla subalternità culturale a Berlusconi o dai veti dei partitini. Chi non voterà la proposta non vota non la proposta del segretario, ma di 3 milioni di elettori alle primarie» che hanno detto sì anche al Titolo V e al Senato delle autonomie. Renzi sa bene di non avere in Parlamento la stessa certezza ottenuta ai gazebo, ma questa sera cercherà di contare i consensi nel gruppo alla Camera, al quale imporrà il suo timing: tra il 27 e il 29 gennaio l’"Italicum" sarà in aula, poi si passa alla riforma costituzionale.Il sindaco manda anche un messaggio a Grillo: «Il 5 stelle era una speranza di cambiamento che non si sta realizzando perché la politica la cambiamo noi. Fino a quando, caro collega show man, perderai le occasioni o ti nasconderai per la paura di perdere le elezioni, come in Trentino o in Sardegna?».La tensione interna però è palpabile. E Gianni Cuperlo gli dà corpo in un intervento circostanziato, in cui mette in chiaro tutti i punti critici. Partendo dalla gestione del partito: «Si dice che è tutto deciso con il voto delle primarie dell’8 dicembre?. Allora andate spediti e ci rivediamo a una nuova direzione che riconvoca le primarie», esordisce. Per dire che «la riforma non è convincente, perché non garantisce né il diritto dei cittadini di scegliere la loro rappresentanza, né una sufficiente governabilità». Restano dunque «profili di dubbia costituzionalità». Ma resta soprattutto il malessere per quell’incontro con Berlusconi. «La questione non è di galateo politico o istituzionale. Ma una cosa è discutere con un leader di una forza politica, altro è stringere un patto politico su questioni di rilevanza costituzionale con un esponente che non era più egemone nel suo campo». Renzi non la pensa così. «Dire che dovevo parlare con Forza Italia ma non con Berlusconi è una contraddizione in termini: o si decide di non parlare con Forza Italia o si parla con Silvio Berlusconi. Con chi avrei dovuto parlare, con Dudù?». Insomma, «le polemiche sull’incontro mi paiono strumentali. Avere un giudizio politico su quello che è successo in 20 anni è legittimo, ma non riconoscere che le regole si scrivono con gli altri, pretendere di cambiare gli altri o dare un giudizio sugli italiani che non votano te ma lui è ingiusto». Di più: «Esprimo a Silvio Berlusconi gratitudine per aver accettato di venire alla sede del Pd. Posso non avere le stesse idee con Berlusconi, e non le ho, ma quando le condivido non ho paura delle mie idee. Non sono subalterno culturalmente tanto da cambiare le mie idee perché Berlusconi la pensa come me». Poi affonda sul presidente del partito che boccia le "parlamentarie". «Gianni te lo dico con amicizia, questo tuo riferimento alle primarie e alle preferenze, lo avrei voluto sentire la volta scorsa, quando tu e altri siete stati candidati nel listino. È inaccettabile che preferenze e primarie siano usate in modo strumentale adesso». Cuperlo abbandona i lavori e non vota, ma lascia che i suoi si astengano e non votino contro.Fuori il Cavaliere ringrazia: «Con Renzi c’è sintonia», dice. «Vogliamo realizzare, in un clima di chiarezza e di rispetto reciproco» i contenuti dell’intesa raggiunta su legge elettorale e riforme. Mentre Alfano conta sulle modifiche in Parlamento.

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