sabato 17 maggio 2014
«Non ho voglia di fare gite a Milano», ironizza il presidente dell’Autorità anti corruzione, che torna a invocare strumenti e poteri ad hoc per vigilare sull’Expo. Il commissario Sala lo sostiene: «È una richiesta corretta sul piano normativo».
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Il nuovo ddl anti-corruzione al vaglio del Senato? «Ciò che sta accadendo in Parlamento è un fatto gravissimo, si prova a legiferare sull’onda dell’emergenza su una materia sulla quale invece bisognerebbe riuscire a trovare il giusto equilibrio. Avremo l’ennesima legge spot, che non avrà nessuna efficacia sul piano concreto...». Sono le due di pomeriggio quando da Napoli, dov’è in corso una cerimonia nella facoltà di giurisprudenza dell’Università Federico II, le agenzie di stampa diffondono questo giudizio tranchant di Raffaele Cantone, magistrato con anni di esperienza nel contrasto alla camorra e attuale presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione. Non appena l’eco delle sue dichiarazioni, così come riportate dai cronisti, rimbalza nel circuito dei mass media, divampa la polemica. Quel ddl, che l’Aula esaminerà a fine maggio, portava infatti come prima firma quella di un’altra toga che ha dedicato la vita alla lotta alla criminalità, l’ex procuratore nazionale antimafia e ora presidente del Senato Pietro Grasso, che tuttavia poco dopo invia una nota di precisazione, spiegando come la sua proposta originaria, depositata oltre un anno fa nel suo «unico giorno da senatore», prima dell’elezione a presidente, sia «completamente diversa» dal testo-base adottato nei giorni scorsi dalla commissione Giustizia di Palazzo Madama e messo a punto del relatore Nico D’Ascola (Ncd). L’auspicio di Grasso, dunque, è che «si legiferi presto e bene», escludendo però un proprio intervento diretto, che non sarebbe rispettoso dei doveri connessi alla carica di presidente. Alle sue precisazioni, si sommano poco dopo quelle dello stesso Cantone, che afferma di non aver «mai definito gravissimo il ddl» e di essersi limitato a rilevare come le norme in discussione «si occupano del solo aspetto repressivo e non di quello della prevenzione» e a esprimere «critiche sulla formulazione» del reato di falso in bilancio, ma anche dell’autoriciclaggio, ritenuta troppo vaga. Insomma, la polemica Cantone-Grasso si rivela solo apparente, ma le perplessità del presidente dell’Anticorruzione sul ddl restano. Inoltre, Cantone corregge l’interpretazione di un’altra sua frase pronunciata in mattinata con riferimento al suo incarico di vigilanza sull’Expo 2015 di Milano: « Non ho intenzione, né voglia di fare gite milanesi... La presenza dell’Autorità ha un senso, se ci danno strumenti di controllo ad hoc». La prima parte, spiega, era solo una battuta, ma è vero che «l’Autorità può essere coinvolta solo sulla base di una norma, ancora da scrivere, che le attribuisca specifici poteri». Una richiesta concreta che il magistrato campano aveva già avanzato nei giorni scorsi al premier Matteo Renzi e che trova concorde il commissario di Expo, Giuseppe Sala: «Sto aspettando che sia messo nelle condizioni di lavorare: Cantone sta chiedendo correttamente di specificare come può agire da un punto di vista normativo».
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