mercoledì 13 gennaio 2010
Un'altra sentenza «creativa» che tradisce l'impianto della legge sulla fecondazione assistita: il tribunale di Salerno dà il via libera a una coppia non sterile per effettuare la diagnosi pre-impianto. Durissima reazione del sottosegretario Roccella: «Questa è eugenetica».
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Una coppia fertile è stata autorizzata a sottoporsi alla fecondazione assistita ricorrendo alla diagnosi genetica preimpianto. Il Giudice Antonio Scarpa del Tribunale di Salerno ha dato il via libera, per la prima volta in Italia, alla diagnosi genetica a genitori che non hanno problemi di sterilità ma sono portatori di una grave malattia ereditaria, l'Atrofia muscolare spinale di tipo 1(SMA1). Lo riferisce Filomena Gallo, legale della coppia. La coppia si è rivolta al ginecologo Domenico Danza per accedere alla procreazione medicalmente assistita e poter effettuare la diagnosi preimpianto con tecniche combinate di citogenetica e di genetica molecolare per avere un figlio che potesse vivere. Ma lo specialista non ha potuto acconsentire alla procreazione medicalmente assistita perché la Legge 40 del 2004 lo consente solo - questo il principio fondante della legge - per casi di sterilità/infertilità. Da qui la "solita" decisione di ricorrere a un giudice.Il Tribunale di Salerno ha così acconsentito - di fatto contra legem - di ricorrere alla procreazione assistita preceduta da diagnosi genetica preimpianto alla coppia fertile e che ha già avuto altre 4 gravidanze naturali, ordinando il trasferimento in utero dei soli embrioni sani, superando con una interpretazione, in linea con la Carta Costituzionale, l'articolo 1 della legge 40 che stabilisce il divieto ad accedere alla fecondazione assistita a chi non ha problemi di sterilità. Per il giudice Antonio Scarpa, "il diritto a procreare, e lo stesso diritto alla salute dei soggetti coinvolti, verrebbero irrimediabilmente lesi - si legge nellemotivazioni della sentenza - da una interpretazione delle norme in esame che impedissero il ricorso alle tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita) da parte di coppie, pur non infertili o sterili, che però rischiano concretamente di procreare figli con gravi malattie, a causa di patologie geneticamente trasmissibili. Solo la Pma attraverso la diagnosi preimpianto, e quindi l'impianto solo degli embrioni sani, mediante una lettura "costituzionalmente" orientata dell'artico 13 della legge citata, consentono di scongiurare tale simile rischio".La Roccella: «Questa è eugenetica». La legge 40 consente l'accesso alla fecondazione assistita "solo alle coppie non fertili, per dare loro le stesse opportunità di procreazione di quelle fertili. È molto grave che un giudice violi questo principio basilare della legge". È la dura reazione del sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, interpellata dall'Agi, dopo che un giudice di Salerno ha autorizzato una coppia portatrice di una grave malattia ereditaria a accedere alla diagnosi preimpianto e alla fecondazione assistita per assicurarsi che il figlio non sia affetto dalla patologia. Una sentenza motivata con il "diritto alla salute": "Ma la salute di chi? - si chiede Roccella - non certo degli embrioni, che anzi vengono sacrificati in un numero molto alto, anche 20. Il giudice in sostanza stabilisce che per il diritto alla salute di uno si può sacrificare il diritto alla vita di venti". Con la diagnosi preimpianto e la selezione degli embrioni da impiantare, autorizzate dal giudice, secondo il sottosegretario "si introduce un principio di eugenetica, e si dà un minor valore alla vita dei disabili. Se l'aborto, ad esempio, è consentito solo in caso di rischi psichici o fisici della madre, qui si proclama il non diritto di un disabile a vivere". La sentenza, tra l'altro, "conferma la tendenza dellamagistratura a invadere campi che non sono suoi: la magistratura non ha compiti creativi, deve applicare le leggi. Non può contraddirle palesemente come fatto dal giudice di Salerno. Eppure abbiamo un giudice che decide che una legge votata dal Parlamento è carta straccia. Se si vuole introdurre l'eugenetica - conclude Roccella - lo si dica chiaramente e si voti una legge in Parlamento, e non in tribunale, e vedremo se gli italiani daranno il loro consenso".
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