martedì 26 settembre 2017
Spunta un video, la telecamera riprende la 500 del 17enne che ha confessato l'omicidio entrare nell'uliveto dove è poi stato ritrovato il corpo della giovane
Sedicenne uccisa, il fidanzato avrebbe agito da solo
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Spunta un video che confermerebbe che Lucio, l'ex fidanzato 17enne reo confesso dell'omicidio di Noemi, avrebbe agito da solo. Le immagini - fornite da una telecamera privata posta lungo la strada provinciale che si affaccia sull'ingresso dell'uliveto dove è stato trovato il cadavere della sedicenne lo scorso 13 settembre - riprendono, poco prima dell'alba del 3 settembre la Fiat 500 con a bordo i due fidanzati e dopo un po' andare via. Da quel terreno, quella notte, la 500 sarà l'unica auto ad entrare e uscire. L'auto viene inoltre ripresa da tutte le telecamere poste lungo il tragitto percorso dal giovane fino al rientro a casa, poco dopo le 7.

Lucio appare sempre da solo o, prima del delitto, con la giovane Noemi. Le registrazioni raccolte ed esaminate basterebbero pertanto ad avvalorare la tesi secondo cui quella notte il giovane avrebbe agito da solo. Tesi peraltro sostenuta anche dal giovane che ha confessato l'omicidio della ex fidanzata,

Nella vicenda è indagato anche il padre del minorenne. Ma quale ruolo avrebbe avuto quest'ultimo è ancora da chiarire. Il corpo di Noemi è stato rinvenuto dai carabinieri della Stazione di Specchia nel comune di Castrignano del Capo, in località San Giuseppe, in una campagna adiacente alla strada provinciale per Santa Maria di Leuca, parzialmente nascosto sotto alcuni massi.

I carabinieri hanno individuato e sequestrato l'auto su cui la ragazzina (le cui foto tratte dal profilo Facebook erano state fatte circolare nella speranza d ottenerne il ritrovamento) è stata vista l'ultima volta. Si tratta di una Fiat 500 di proprietà del papà del fidanzato. Il ragazzo avrebbe utilizzato l'utilitaria proprio la mattina in cui la giovane è sparita.


Qualche settimana fa il 17enne era stato denunciato alla Procura per i minorenni dalla mamma di Noemi, Imma Rizzo, a causa del suo carattere violento. La donna, che temeva per la sorte della figlia che da un anno frequentava il giovane, chiedeva ai magistrati di intervenire per far cessare il comportamento violento del ragazzo e per allontanarlo dalla figlia. Ne erano nati due procedimenti: uno penale per violenza privata, l'altro, civile, per verificare il contesto familiare in cui vive il giovane e se fossero in atto azioni o provvedimenti per porre fine alla sua indole violenta. Procedimenti - a quanto è dato sapere - che non hanno portato ad alcun provvedimento cautelare, come il divieto di avvicinarsi alla sedicenne.


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