sabato 19 ottobre 2013
A Milano oltre 3mila persone hanno dato l'ultimo addio a Lea Garofalo, testimone di giustizia. Il 24 novembre di 4 anni fa Lea è stata rapita, interrogata, uccisa e bruciata da quattro uomini della 'Ndrangheta​​​.
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Fiori, musica, discorsi e bandiere con il volto di Lea Garofalo, e i segnalibro voluti dalla figlia Denise con la scritta "Vedo, sento, parlo": si sono svolti così i funerali della testimone di giustizia uccisa dalla 'ndragheta nel 2009, in una piazza Beccaria gremita di folla, dove oltre 3mila persone si sono strette per l'ultimo abbraccio alla donna che ha pagato con la vita le sue denunce contro la criminalità organizzata. Il 24 novembre di 4 anni fa Lea è stata rapita, interrogata, uccisa e bruciata da quattro uomini della 'Ndrangheta, tra cui l'ex compagno Carlo Cosco, padre della figlia Denise.La bara che conteneva ciò che rimane di Lea dopo lo scempio del suo cadavere - i frammenti ossei sono stati ritrovati lo scorso anno in una buca scavata a San Fruttuoso, nei pressi di Monza, grazie alla segnalazione di uno degli assassini - è stata portata via tra gli applausi dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, dal presidente di Libera don Luigi Ciotti, dal direttore de "La Stampa" Mario Calabresi, dal presidente onorario di Libera Nando Dalla Chiesa e da due parenti delle vittime di mafia. Nelle oltre due ore tra l'inizio della cerimonia e il momento in cui il feretro è stato condotto via ci sono stati diversi momenti di commozione. Denise, oggi 22enne, costretta a vivere in una località segreta perché anche lei nel mirino della 'Ndrangheta è intervenuta in audio per ricordare la madre: "Per me è un giorno triste - ha detto tra le lacrime - ma la forza me l'hai data tu. Se è successo tutto questo è stato solo per il mio bene, e non smetterò mai di ringraziarti. Ciao". Il sindaco Pisapia ha affermato che oggi, ancora più di ieri, Milano è una città antimafia: "Lea era consapevole che lasciare la complicità criminale significava scegliere la paura e la solitudine, ma era un percorso di giustizia. Lea ha fatto rinascere la speranza", ha detto ancora il sindaco.Da una lettera mai spedita a Giorgio Napolitano, scritta da Lea Garofalo qualche mese prima della sua morte e letta dai volontari di Libera durante la cerimonia, emerge tutta la solitudine e la disperazione della testimone di giustizia: "Sono una madre disperata allo stremo delle sue forze - scriveva - e mi trovo insieme a mia figlia isolata da tutto e da tutti. Ho perso ogni cosa, il lavoro, ogni prospettiva di futuro, ma sapevo a cosa andavo incontro con la mia scelta. Non posso cambiare il corso della mia triste storia". Nella lettera, Garofalo chiedeva al Presidente della Repubblica una risposta e un segnale di speranza "per le decine e decine di persone nelle mie condizioni".
Nel suo discorso don Luigi Ciotti ha definito Lea "una martire di verità, una testimone di verità: Il tuo cuore e la tua coscienza sono sorgenti di libertà. Hai rotto il codice di silenzio delle mafie, quei codici che a volte abbiamo anche tutti noi, con la nostra mafiosità". Don Ciotti si è poi rivolto ai tanti giovani inghiottiti dalla mafia, invitandoli a contribuire alla verità. Per l'ultimo saluto a Lea la figlia Denise ha scelto le canzoni che la donna amava: L'ombra della luce di Franco Battiato, Gli angeli di Vasco Rossi, I tuoi occhi sono pieni di sale di Rino Gaetano e Ave Maria di Fabrizio De Andrè.
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