sabato 24 settembre 2022
Sezioni aperte dalle 7 alle 23. Molti appelli a recarsi alle urne. Si teme l’astensione (sotto il 70%?), anche per il maltempo. In Sicilia si rinnova anche il governatore
A Palermo si vota anche per rinnovare il Consiglio regionale e scegliere il nuovo governatore siciliano

A Palermo si vota anche per rinnovare il Consiglio regionale e scegliere il nuovo governatore siciliano - Fotogramma

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Si aprono oggi dalle 7 alle 23 i seggi elettorali per 51 milioni di cittadini chiamati al voto, dopo la frenetica campagna che li ha investiti in piena estate e soprattutto in piena emergenza, tra la guerra, il caro bollette e la pandemia che non accenna a finire. Per 2,6 milioni sarà la prima volta, in una tornata che si svolgerà in un solo giorno, e nella quale esordisce il Parlamento in versione ridotta e la possibilità per i diciottenni di votare anche per il Senato. Dall’estero sono 4,7 milioni gli italiani chiamati ad esprimersi, mentre la Sicilia sceglierà anche il nuovo governatore.

Sia nelle liste proporzionali sia nei collegi, sono diverse le sfide tra big e leader. Ma sono i collegi dove i rappresentanti saranno eletti con il sistema maggioritario che possono fare la differenza. Fino a ieri c’è chi ne contava 40 ancora in bilico (secondo il centrodestra molti meno).

Sono l’obiettivo dichiarato del segretario del Pd Enrico Letta, che – a fronte degli avversari dati in forte vantaggio – punterebbe a indebolirne la vittoria fino anche a depotenziarla, come successo in diverse occasioni in passato, o a renderla di misura come nel caso del governo Prodi del 2006.

Ma la differenza la farà anche l’affluenza, che dalle ultime elezioni si è registrata in costante calo. Il timore è che si arrivi a un tasso di astensionismo del 30 per cento. Ed è proprio a questo potenziale bacino che si sono appellati soprattutto dal centrosinistra, per ribaltare pronostici tutt’altro che favorevoli.

Non gioverà alla causa neppure il meteo, con gli stati di allerta segnalati in diverse regioni del Centro-Nord. Anche se è il Mezzogiorno ad avere il primato di non votanti, mentre l’Emilia Romagna è la regione in cui storicamente si è registrata la maggiore partecipazione.

E allora i riflettori si accendono sui collegi in bilico, a partire da quelli napoletani di Fuorigrotta, Giugliano, Casoria e Acerra, su Bari, su Potenza, su Corigliano in Calabria e su Catania. In Sardegna è considerata contendibile Cagliari, e il collegio del Senato fra Marcello Pera (Fdi) e Gavino Manca (Pd). A Roma incertezza nei municipi I e VII.

Ma una vera e propria vetrina di big sarà il collegio plurinominale Campania 1/01, dove si fronteggiano Antonio Tajani, Luigi Di Maio, Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Ettore Rosato, ma anche gli ex pm Antonio Ingroia e Luigi De Magistris. Non meno calda la contesa a Bologna tra Pier Ferdinando Casini e Vittorio Sgarbi.

Già la campagna elettorale dei due ha registrato momenti pittoreschi, con l’ex presidente della Camera che sulle note di Bella Ciao ha tentato di convincere anche gli stessi dem, molti dei quali ancora non abituati a vederlo dalla loro parte della barricata, e Sgarbi che si è costruito una nuova figura di super eroe, "Sgarbiman", con il mantello blu e una capra stampata sul costume.

I capi di partito, poi, concorrono in varie regioni, ma quasi tutti incrociano le lame in Lombardia. Nel collegio plurinominale per la Camera che copre parte di Milano e provincia sono capilista il dem Enrico Letta e Giorgia Meloni di Fdi, oltre a Giuseppe Conte di M5s, Luigi de Magistris di Unione popolare, Gianluigi Paragone di Italexit, Bruno Tabacci di Impegno civico e Benedetto Della Vedova di +Europa.

Silvio Berlusconi corre nell’uninominale per il Senato a Monza, sua nuova città di elezione avendone acquistato la squadra di calcio, ma anche nel proporzionale in due collegi lombardi: in uno contro Matteo Renzi di Iv, il suo alleato della Lega Matteo Salvini, e per +Europa Emma Bonino, che invece a Roma sfida all’ultimo voto il suo ex alleato Carlo Calenda. A Roma sono capilista il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e Meloni.

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