martedì 8 ottobre 2013
«Fondi da inserire nella legge di stabilità». Domani si riunirà a Roma la commissione del ministero per affrontare il problema.
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Basta con la rincorsa a reintegrare il fondo per le scuole paritarie: quest’anno il governo ripristini da subito la cifra di 500 milioni nella Legge di stabilità. È la ferma richiesta che le associazioni delle scuole paritarie ripropongono con forza proprio nei giorni in cui il governo Letta è chiamato a redigere il documento contabile. Voce che si alzerà sicuramente anche domani mattina presso il ministero dell’Istruzione, dove si riunirà la commissione per la parità del dicastero guidato da Maria Chiara Carrozza, alla presenza del sottosegretario Gabriele Toccafondi, con delega al settore. A mancare sarà il ministero dell’Economia, da cui dipendono i cordoni della borsa, ma, assicura il sottosegretario, «ai vertici di quel dicastero è stata spiegata per filo e per segno la situazione nella quale si trovano le scuole paritarie». Basterà? Le organizzazioni della scuola paritaria non sembrano affatto convinte, anche perché al momento, nero su bianco, resta l’ennesimo taglio al fondo che la legge triennale di programmazione ha fissato da tempo: meno 277 milioni sui 500 che nel tempo sono stati versati nel capitolo di spesa riservato (che però partiva da 539 nel 2001, <+corsivo>ndr<+tondo>). Un taglio che non solo dimezza gli stanziamenti previsti, ma che rappresenta una condanna probabilmente definitiva per molti istituti scolastici non statali che partecipano all’unico sistema scolastico pubblico, assieme alle statali.«Non è più tempo di fare filosofia e i tempi sono decisamente ristretti per avere delle risposte positive» commenta Luigi Morgano, segretario nazionale della Federazione delle scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) che riunisce ottomila istituti sparsi in tutta la Penisola. «Ci attendiamo risposte concrete non solo sui fondi da ripristinare, ma anche su quelli ancora congelati del 2013 (circa 80 milioni di quelli recuperati nel percorso di un accordo Stato-Regioni, ndr), il pagamento dell’Imu e della Tarsu» gli fa eco il presidente della Fidae, don Francesco Macrì. Insomma sul tappeto non mancano le questioni aperte relative al settore delle paritarie, a cui il governo è chiamato a dare risposte. E anche urgenti, visto che per molti istituti paritari l’assenza o il ritardo dei fondi rappresentano una questione di vita o di morte. Da Palazzo Chigi informalmente si fa saper che si sta lavorando per garantire nella Legge di stabilità almeno quanto stanziato dal governo Monti lo scorso anno, anche se non è chiaro che si parla della cifra stanziata inizialmente oppure comprende anche quella recuperata attraverso il percorso di un accordo Stato-Regioni. Assicurazioni che, però, non bastano alle associazioni preoccupate di doversi impegnare nell’ennesima battaglia per il recupero dei fondi. «Mi domando a chi giova tutto questo» chiede Morgano, sottolineando assieme a don Macrì, come «il sistema Italia in questa congiuntura economica non credo possa permettersi di sostenere anche il peso della chiusura dei nostri istituti». Una riflessione posta sul tavolo di tutto il governo.
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