mercoledì 22 gennaio 2020
Dopo la morte di due alpinisti, i sopravvissuti sono tornati sull’Himalaya per dare una speranza alle popolazioni
Italiani accolti in Nepal dove hanno realizzato scuole

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Il sogno degli 8mila, l’impegno e la fatica, poi la tragedia. Infine la rinascita, con la solidarietà che ha unito l’Italia al Nepal. È la storia di una generosità senza fine quella di alcuni italiani, sopravvissuti alla morte su una delle vette dell’Himalaya, che in ricordo dei loro amici hanno costruito due scuole elementari per i bambini di quelle terre.

Bisogna riannodare il filo di questa storia fin dalle origini, per capirne l’epilogo. Due alpinisti trentini, Renzo Benedetti e Marco Pojer, perdono la vita nell’aprile del 2015 sotto le valanghe di neve, sabbia, terra che hanno cambiato la morfologia di queste montagne.

Ricordando l’amore e la passione di questi scalatori, Attilio Dantone, albergatore di Canazei che era un loro amico, con Iolanda Mattei, entrambi sopravvissuti a questa tragedia, con il contributo di tanti amici, hanno realizzato due istituti antisismici per circa 200 ragazzi che abitano ai piedi dell’Everest.

La spedizione italiana di questi quattro amici trentini per un trekking lungo i ghiacciai dell’Himalaya è stata raccontata con dovizia di particolari in un libro-diario di Attilio Dantone dal titolo 'Le farfalle impazzite. Il filo perduto e ritrovato nei cieli del Nepal'. I primi incontri avvengono nella primavera del 2015 tra Renzo Benedetti, alpinista a tempo pieno, trentino di Pegonzano, al suo attivo 26 spedizioni con otto 8mila, Iolanda Mattei, pure lei di Pegonzano, con il pensiero sempre rivolto alle montagne, Marco Pojer, di Grumes, cuoco, amico di tutti, Attilio Dantone, maestro di sci, volontario da 40 anni del soccorso alpino di Canazei.

Si decide la méta: la valle di Pokhara, nel cuore delle catene himalayane. La partenza da Milano il 7 aprile per Katmandu. Il 10 con le guide locali, unitamente ad alcuni sherpa, il gruppo si avvia per il sognato trekking. Qui avvengono gli incontri con la povera gente di queste valli. «Il 21 aprile come le farfalle libere, leggere e colorate che rendono unici questi sentieri – ricorda Dantone – arriviamo nella regione di Langtang. Incontriamo il gigante alpino Oscar Piazza, che dell’aiuto a queste popolazioni aveva fatto una missione, e che purtroppo perderà la vita nella stessa circostanza».

Il 23 aprile la scalata alla Yala Peak, una vetta di 5.500 metri. Sulla via del ritorno, Marco e Renzo deviano per portare una cassetta di medicinali ad una famiglia con anziani ammalati. Qui avviene la tragedia. «Alle 11.56 del 25 aprile – ricorda Dantone che in un mini-appartamento con Iolanda attende di ricongiungersi ai due amici – la montagna trema: dall’alto si muovono nuvole di sassi, neve, ghiaccio, terra. Vivo la fine del mondo, la morte. Mi salvo grazie ad un grosso sasso che mi protegge. Anche Iolanda è salva, mentre Marco e Renzo sono stati spazzati via dalla montagna che tanto hanno amato».

Questa vicenda, nella sua drammaticità, segna un 'prima' e un 'dopo' nei pensieri di Attilio. Che decide di lasciare un segno in quella terra così amata. Ci sono infatti migliaia di bambini, la gran parte orfani, quando tornerà con la famiglia nei primi giorni di ottobre del 2015, nella valle di Langtang. Piccoli che necessitano di tutto. A partire dall’istruzione. Nella primavera del 2016 Dantone, con il contributo di tanti amici, trentini e non, avvia una raccolta di fondi. Nel dicembre del 2017, a Gyri, nella regione del Dolanka la costruzione della prima scuola antisismica per 80 bambini.

Nelle scorse settimane a Okaldunga, sempre nel ricordo di Pojer, Benedetti e tre guide alpine locali, si completa la realizzazione di altre due scuole elementari, capaci di accogliere 100 bambini, che in spazi accoglienti potranno disporre di luce, grazie ai pannelli solari, di computer, di materiale didattico all’avanguardia, compreso tute e zainetto.

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