mercoledì 7 aprile 2010
Maroni chiede che sia il suo partito a coordinare il progetto di modifiche istituzionali. Il premier: «È corretto visto che esiste un ministero ad hoc guidato da Bossi». Ma precisa: il Pdl resta il perno.
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«Tutti si sono agitati, io no... Con Umberto c’è amicizia, collaborazione...». Silvio Berlusconi, passa da una telefonata all’altra e continua a rassicurare, minimizzare, escludere un caso Lega. All’altro capo del telefono però sono molti a insistere: «Presidente hai letto? La Lega chiede la regia sulle riforme. La pretende...». Il premier continua ad allontanare quelle perplessità: «La regia è già nelle mani della Lega; c’è Bossi alla guida del ministero delle Riforme...». Poi capisce che un segnale va dato e, senza cambiare il tono della voce, avverte: «...Ma sono io a tenere il timone ben saldo tra le mani; sono io il perno della coalizione». L’ultima intervista di Roberto Maroni rischia di complicare il "faccia a faccia" tra il premier e la Lega. Perché Fini fa trapelare un crescente fastidio. Perché Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl e ascoltato collaboratore del presidente della Camera, parla per chiarire la linea: «È il Pdl la locomotiva avendo preso tre volte i voti della Lega...», ripete. E ancora: «In questo contesto un ruolo da pivot spetta a Fini... Solo il presidente della Camera può garantire da un lato la coesione della maggioranza e il dialogo tra la stessa e l’opposizione e dall’altro un attento ascolto delle valutazioni del Colle». È solo un elemento del disagio dei "finiani". L’altro è nei ragionamenti di Farefuturo. «Il Carroccio fa il suo mestiere», mentre il Pdl «adesso rischia di essere trainato dal suo alleato minore...». Le repliche sono inevitabili e immediate. C’è quella di Bondi. Poi Verdini. Poi Cicchitto. «Non sappiamo in quale pianeta siano vissuti da qualche tempo a questa parte gli amici di Farefuturo se parlano di Pdl muto e sonnolento», si ribella il capogruppo del Pdl alla Camera.È quasi sera e, aspettando il super vertice Lega-Pdl (ad Arcore c’è tutto lo stato maggiore della Lega compreso Renzo Bossi, il figlio del capo, ma ci sono anche i coordinatori del Pdl), Berlusconi mette le cose in chiaro. Il ministero dell’Agricoltura? «Sarà di Galan. Io rispetto sempre la parola». La Lega reclama Milano? «Letizia Moratti ha sbagliato a rispondere. Quella di Maroni andava presa come una battuta». Sono parole chiare, ma sbaglia chi le legge come un’offensiva anti Lega. Anzi, il vertice notturno fa emergere un asse vero Berlusconi-Bossi con il Cavaliere che chiarisce: «Capisco la Lega quando ripete che tocca a loro formulare una grande riforma della Costituzione... È corretto che sia il ministero delle Riforme a presentare una proposta». È anche la vigilia della riunione dell’ufficio di presidenza. Un vertice per cominciare ad entrare nel dettaglio. E per rispondere a un primo, decisivo, interrogativo: presidenzialismo o premierato? Berlusconi è pronto ad ascoltare i risultati della «ricognizione» fatta da Gaetano Quagliariello. Ma, intanto si sbilancia: «L’Italia non è la Francia e forse un premier forte...». È un primo via libera al premierato? Ed è un nuovo terreno di scontro con Fini che, invece, punta tutto sul semipresidenzialismo francese? Presto tutto sarà più chiaro, ma intanto il "faccia a faccia" tra il premier e il presidente della Camera pensato per domani rischia di slittare ancora.
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