martedì 1 giugno 2021
E' possibile in tutte le regioni pranzare e cenare al ristorante anche al chiuso, ma senza tavolate. È la precisazione del ministero della Salute
Ristoranti pieni sul lungomare di Napoli, il 30 maggio

Ristoranti pieni sul lungomare di Napoli, il 30 maggio - Ansa

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Torna il rito del caffè al banco. Dopo sei mesi di equilibrismi fra palettine, bicchierini e zucchero, gli italiani tornano a sorseggiare il loro amato espresso al bancone, sempre però rispettando la distanza di 1 metro, naturalmente, e con ingressi contingentati per evitare assembramenti. Da oggi sarà pure possibile, anche in zona gialla quindi, pranzare e cenare all’interno del ristorante (e non più quindi solo all’aperto). Rimane tuttavia il coprifuoco serale fino alle 11 ad esclusione di Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise, le tre regioni da ieri in fascia bianca, e senza più limite notturno. In queste tre regioni resta solo l’obbligo della mascherina. L’Italia fa le prove di zona bianca. Un anticipo di quanto accadrà in 9 regioni e nella provincia di Trento tra il 7 e il 14 giugno che si accompagna ad un altro passo significativo verso la normalità: la riapertura in tutto il Paese dei ristoranti al chiuso a pranzo e cena, con l’obbligo di mascherina ogni volta che ci si alza dal tavolo, e la possibilità di tornare a prendere il caffè al bancone del bar. Ma attenzione: il ministero della Salute, richiamando al Dpcm dello scorso 2 marzo, ha precisato che per la consumazione al tavolo resta il limite consentito di 4 persone - salvo che siano tutti conviventi - sia che il servizio di ristoranti e bar si trovi in zona bianche o in zona gialla. Non sono dunque possibili le tavolate.

I dati, intanto continuano a confermare il rallentamento del virus. Mentre sono di nuovo risaliti i decessi (82 nelle ultime 24 ore contro i 44 di domenica) continua la corsa in discesa dei nuovi casi: 1.820, mai così pochi dallo scorso 30 settembre, secondo gli ultimi dati del ministero della Salute. Cala però anche il numero dei tamponi effettuati (86.977 a fronte di 164.495) per cui il tasso di positività risale al 2,09% (domenica 1,79%).

Si conferma anche il calo della pressione sulle strutture ospedaliere: i ricoverati con sintomi sono 109 in meno (totale 6.482), i pazienti in terapia intensiva 28 in meno (ad oggi 1.033, con però 38 ingressi del giorno). Andamento che si ritrova nei numeri di Agenas, con la percentuale di occupazione dei posti letto che scende al 12% nelle terapie intensive e all’11% nelle aree mediche, ai livelli più bassi dall’autunno scorso. «La strategia delle riaperture graduali scelta dal governo e i sacrifici degli italiani stanno pagando» dice il ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini che vede l’uscita dal tunnel: «la fine dello stato d’emergenza è vicina ». L’attuale scade il 31 luglio e non è più prorogabile, ma è probabile che il governo decida comunque di rinnovare il provvedimento, se non altro per garantire ancora l’utilizzo delle mascherine e il distanziamento, la possibilità di utilizzare lo smart working e il lavoro del Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo.

«Stiamo assistendo ad un crollo di tutte le curve, soprattutto quella dei ricoveri, grazie anche all’effetto di copertura dei vaccini nelle fasce più fragili» secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. «Uno degli elementi critici in questo momento è il tracciamento, bisognerebbe potenziarlo, però se le Regioni trovano più casi rischiano di uscire dalla zona bianca – aggiunge – Servirebbe un piccolo aggiustamento di questa normativa che incoraggi le Regioni a potenziare il tracciamento anziché scoraggiarlo».

Oltre 3 milioni di over 60 sono ancora però senza prima dose di vaccino. L’unica grande criticità della campagna vaccinale rimane «quella sacca di persone tra i 60 e 79 anni che ancora non hanno ricevuto la prima dose. In questa fascia bisogna procedere con la chiamata attiva attraverso i medici di famiglia, in modo da capire i motivi per cui queste persone non vogliono vaccinarsi».

Il cronoprogramma dunque prosegue ed anzi, nelle tre regioni bianche, hanno riaperto in anticipo tutti i settori la cui ripartenza era prevista per il primo luglio: piscine al chiuso, centri termali, sale giochi, bingo, casinò, centri ricreativi e sociali, corsi di formazione pubblici e privati. Aperte anche le discoteche, ma solo per somministrazione e ristorazione: insomma, si mangia e si beve ascoltando musica ma non si può ballare. Le uniche restrizioni rimaste sono l’utilizzo della mascherina e il distanziamento.

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