lunedì 4 luglio 2022
La montagna è cambiata e deve cambiare anche il modo di fare alpinismo
Le nuove regole dell'estate in montagna
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C’era una volta la montagna d’inverno, dove soltanto i più forti e coraggiosi osavano entrare e c’era la montagna d’estate, terreno di gioco per la maggioranza degli alpinisti, che finalmente avevano la possibilità di affrontare salite che nella stagione più fredda erano loro precluse.

Ora tutto è cambiato. La montagna è cambiata così come le regole d’ingaggio. Mentre fino a vent’anni fa si era sicuri che, partendo presto dal rifugio, si sarebbe trovata buona neve e ponti di ghiaccio abbastanza solidi per superare i pochi crepacci già aperti, oggi, con lo zero termico schizzato a 4.500 metri, già all’alba la pista è una poltiglia in cui si affonda fino alle caviglie e il grattare dei ramponi sulla crosta gelata un lontano ricordo. E se prima, i ramponi, si calzavano praticamente sulla porta del rifugio, oggi si deve camminare tra neve e fango prima di arrivare al ghiacciaio vero e proprio, stando bene attenti a non finire in un crepaccio, improvvisamente apertosi sotto i piedi.

Gli stessi rifugi, è il caso della Casati al Cevedale, in alta Valfurva al confine con il Trentino Alto Adige, sono a rischio crolli perché il permafrost in cui affondavano le fondamenta si fonde troppo velocemente.

Le regole sono cambiate per tutti, anche per i professionisti della montagna. Salite come le grandi Nord, che un tempo si affrontavano quasi esclusivamente d’estate, ora non sono più percorribili in sicurezza. La Nord dell’Eiger è l’esempio più eclatante: ormai è salita quasi esclusivamente d’inverno, quando il gelo trattiene le migliaia di sassi che, come proiettili, in estate precipitano a valle a tutte le ore del giorno. La grande e caratteristica meringa di ghiaccio del Gran Zebrù non esiste più già da un ventennio e sulla vetta sono riaffiorati i resti della capanna degli alpini della Grande Guerra. Vie leggendarie, come la Bonatti ai Dru, sul Monte Bianco, restano solo nei libri di storia, precipitate a valle insieme alle grosse frane che hanno aperto grandi ferite nel granito.

Anche la montagna è la “grande malata” di questa estate tropicale e gli esperti dicono che entro un secolo i ghiacciai alpini saranno soltanto un ricordo del passato. Una fotografia in bianco e nero di quando, da bambini, per la prima volta si provava l’ebbrezza di legarsi in cordata dietro a papà.


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