sabato 26 agosto 2017
«Abbiamo chiesto l’approvazione entro settembre dello ius culturae»
«Le nostre storie di migranti inviate al ministro Orlando»
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Sonny Sampson Olumati risponde da Roma mentre sta entrando nello studio di ballo per bambini tra i 5 e 13 anni in cui è coordinatore. “Avvenire” aveva già provato a contattarlo il giorno prima, ma insieme ad altri rappresentanti del movimento “Italiani senza cittadinanza” stava incontrando il ministro della Giustizia Andrea Orlando. «Gli abbiamo consegnato – racconta– le cartoline con le nostre storie, quelle di persone cresciute in Italia ma senza cittadinanza. Abbiamo chiesto che a settembre non ci sia l’ennesimo rinvio della riforma». Sonny, nonostante il carattere scherzoso, non si lascia andare a facili ottimismi sul voto in Senato. Lui è nato all’ospedale Gemelli 31 anni fa da genitori nigeriani (il padre è avvocato, la madre lavora in una scuola privata inglese). È in Italia "da una vita": scuole dall’asilo all’università a Roma (le elementari dalle suore francescane), formazione cattolica in oratorio (Comunione, Cresima, animatore e aiutocatechista), ora Sonny studia Medicina alla Sapienza. Il ballo è la passione che è diventata anche una professione: in televisione ha lavorato a Zelig, Miss Italia, I raccomandati, oltre a essere salito sul palco di concerti con personaggi del calibro di Renato Zero, Rihanna e Paris Hilton. Per fortuna per fare il ballerino non serve la cittadinanza italiana, che invece gli è costata la carriera nel basket: «Giocavo – dice Sonny con chiaro accento romano – in varie squadre e per più di un anno sono stato indicato come il miglior giocatore d’Italia delle giovanili. Sono stato convocato anche al raduno nazionale, ma poi il sogno si è infranto perché non lo Stato non mi riconosce italiano»

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