giovedì 12 maggio 2016
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ROMA Altro durissimo colpo ai ricchi affari sull’azzardo del clan camorrista dei 'casalesi'. Questa volta addirittura in collaborazione con la ’ndrangheta che avrebbe fornito al gruppo campano il know-how nel settore della gestione on line delle scommesse clandestine in cambio di parte dei guadagni realizzati. Un’alleanza che era già emersa nell’operazione 'Gambling' della Dda di Reggio Calabria dello scorso anno. E i magistrati reggini aveva parlato di «patto scellerato». Ieri i carabinieri del Ros di Napoli, distaccamento di Caserta, coordinati dalla Dda del capoluogo campano, hanno arrestato undici persone per associazione di tipo mafioso, estorsione, gestione illecita del gioco d’azzardo on line e raccolta illegale di scommesse su eventi sportivi aggravati da finalità mafiose. È l’operazione 'Zenit' contro il gruppo del boss Michele Zagaria, che ha accertato la gestione monopolistica di sale gioco, centri scommesse e internet point in alcuni comuni del casertano, nonché l’imposizione e la distribuzione esclusiva di slot machine, alcune anche illecitamente modificate. Un settore che permette facili arricchimenti e grandi possibilità per riciclare proventi illeciti. E non è un caso che contestualmente è stato notificato un avviso di conclusione di indagini nei confronti di altre sedici persone, indiziate per concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e intestazione fittizia di beni. Tra di loro sei dirigenti, funzionari e impiegati di banca che hanno favorito il riciclaggio del denaro del clan, aprendo e gestendo linee di credito e conti correnti fittiziamente intestati a fiancheggiatori del gruppo camorrista. «E questo pur consapevoli del ruolo di prestanome per conto dei 'casalesi'», sottolinea il tenente colonnello Gianluca Piasentin, comandante del Reparto anticrimine carabinieri di Napoli. L’ennesima operazione contro gli affari dei 'casalesi' sull’azzardo. «È un settore lucroso, hanno capito che porta grandi incassi – aggiunge l’ufficiale – ed è sicuramente un business in corso, sul quale il clan punta molto per l’alta redditività». Varie le modalità di intervento. «Non c’è solo la distribuzione forzata delle 'macchinette' ma addirittura si va oltre manomettendo e falsificando le slot», spiega il tenente colonnello. Ma non è solo affare illegale perché, avverte, «hanno anche alcuni locali con prestanome legali». Un mondo sul quale non è facile indagare. «La normativa non ci aiuta, soprattutto quando i server a cui sono collegati i centri scommesse e gli internet point si trovano all’estero». E proprio il settore dell’on line avrebbe fatto nascere l’alleanza con i calabresi secondo l’ipotesi investigativa, tutta ancora da approfondire, che emerge dall’inchiesta della Dda di Napoli, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e sostituti Catello Maresca e Maurizio Giordano. Figura di collegamento tra le due organizzazioni sarebbe Carmelo Falleti, 54enne di Santa Maria del Cedro (Cosenza), non raggiunto da misura cautelare ma solo indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Il gip Maurizio Conte, nell’ordinanza emessa ieri, lo descrive, riprendendo la richiesta della Dda, come «il referente di un’articolata organizzazione criminale, in collegamento strutturale con la ’ndrangheta e operativa su tutto il territorio nazionale», che avrebbe messo a disposizione dei 'casalesi' «stante gli accordi presi con Giovanni e Giuseppe Garofalo (uomini chiave, fedelissimi di Zagaria, ndr), una piattaforma internet clandestina dedicata alla pratica in larga scala di raccolta di scommesse clandestine, a fronte di una quota percentuale sugli utili conseguiti». Lo stesso magistrato, nel rigettare la richiesta di misura cautelare per Falleti, parla però di «circostanze d’interesse», ovvero di uno spunto investigativo su cui sono necessari ulteriori accertamenti. L’inchiesta è appena all’inizio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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