lunedì 14 novembre 2016
Un patrimonio che coinvolge circa 1.300 realtà del terzo settore in tutta la penisola, dai piccoli musei al rilancio della produzione gastronomica
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Quanto vale, in termini occupazionali, il mondo della cooperazione che investe in cultura? Circa 100mila persone tra dipendenti, soci e collaboratori attivi in oltre 1.300 realtà, dal Comune che vuole rivitalizzare il centro storico alla grande città dove ci si occupa, ad esempio, di servizi di logistica e biglietteria per i grandi musei. Progetti diversi che vogliono rilanciare, conservare e salvare, laddove necessario, il piccolo grande patrimonio di saperi del nostro Paese. Il tema è stato al centro della terza edizione di Cultura Impresa Festival, manifestazione dedicata all’imprenditoria culturale cooperativa promossa da FederCultura-Confcooperative e realizzata dalla cooperativa di Faenza Cultura Popolare. Un’iniziativa che ha attraversato l’Italia nel mese di ottobre, con incontri e confronti in Sardegna, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e la sua conclusione ufficiale in Emilia Romagna.

Le storie

Parlare di cooperazione e cultura significa, infatti, trovare il filo che lega eventi e storie diverse, come un museo storico-popolare nell’isola o un progetto di valorizzazione del territorio, a partired alla sua vocazione agricola e gastronomica. Cosa hanno in comune? L’uso degli stessi linguaggi, innanzitutto. E poi la stessa passione per comunità a volte nascoste della nostra penisola. A Mamoiada, in Sardegna, questo ha voluto dire costruire un luogo fisico di contatto tra l’universo di un piccolo paese noto in tutto il mondo per le sue maschere tradizionali con il tessuto di relazioni mediterranee che, attraverso le rappresentazioni e le maschere di Carnevale, svelano una comunione di storia e di cultura. A Faenza, invece, ha portato un gruppo di giovani a ideare un percorso di conoscenza che, dall’Emilia Romagna, ha contagiato tutta la penisola.

Incubatori di futuro

«Siamo di fronte a soggetti grandi e piccoli che forniscono servizi anche agli enti locali e allo Stato centrale, contribuendo a valorizzare lo sterminato tesoro del nostro Paese – spiega Andrea Ferraris, presidente FederCultura Turismo Sport –. Spesso tutto nasce da esigenze di lavoro delle persone e i progetti che prendono vita garantiscono opportunità professionali a tanti giovani, molti dei quali altamente specializzati». I problemi non mancano, dal taglio di risorse pubbliche al ritardo nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, mentre sullo sfondo resta la necessità di fare rete tra soggetti spesso slegati tra loro. «Quel che conta – conclude Ferraris – è che si tuteli un valore aggiunto che sta preservando e custodendo la tradizione di questo Paese».

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