venerdì 30 agosto 2013
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Dare più ossigeno alle imprese, da troppo tempo soffocate dalla crisi. L’ultimo pacchetto di provvedimenti messo a punto da Palazzo Chigi rientra nel sentiero stretto inaugurato dall’esecutivo Letta nei mesi scorsi, quello che punta a garantire maggior dinamismo a un’economia reale bloccata. Benefici immediati sono attesi per la cosiddetta green economy, legata allo sviluppo delle produzioni agricole, mentre per industria e servizi le prospettive restano in chiaroscuro. Le vie indicate per la svolta sono due: l’alleggerimento del carico fiscale e l’iniezione di maggior liquidità. Nel primo caso, oltre all’eliminazione dell’Imu in tre tempi (stop alla rata di giugno, impegno all’annullamento della seconda con la Legge di Stabilità e Service tax dal 2014) si introduce la deducibilità al 50% della stessa imposta dalle imposte sui redditi per le imprese, ad eccezione dell’Irap. Segnali importanti arrivano dall’esenzione per gli immobili rimasti invenduti, così come dallo sblocco di altri 10 miliardi sul fronte dei debiti della pubblica amministrazione (che assicurerà tra l’altro al Fisco anche un extra-gettito Iva pari a un altro miliardo). Più complicata la ripresa della domanda interna: ai commercianti che da tempo dicono «no» all’aumento di un punto dell’Iva, il governo finora ha risposto soltanto in ordine sparso. Su questo punto, urge chiarezza.

Obiettivo raggiunto. A metà. Se la strategia del governo era quella di varare un provvedimento che consentisse al mondo produttivo di sfruttare i timidi segnali di ripresa filtrati tra luglio e agosto, le reazioni delle aziende sono state improntate a soddisfazione, mista a cautela. Sorride soprattutto il settore agricolo, che ha visto svanire in un colpo solo la stangata da 700 milioni di euro messa in preventivo con l’Imu, oggi cancellata, sui terreni e sui fabbricati rurali. Non è un caso che la Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori, ieri abbia sottolineato come adesso quella somma potrà essere destinata alla crescita. Si liberano infatti «risorse importanti che le imprese agricole possono utilizzare per investire, prima di tutto sul lavoro». Ventiquattr’ore prima era stato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, a esprimere «grande soddisfazione» per la cancellazione dell’imposta.Mentre nessuna reazione ufficiale è arrivata da Confindustria, a mettere i primi paletti sull’azione del governo è stata ieri in serata, con una nota, Rete Imprese Italia, che rappresenta Confcommercio, Cna, Confesercenti, Casartigiani e Confartigianato. «Da questo governo ci saremmo aspettati sicuramente di più. Lasciare immutata l’Imu sugli immobili strumentali non è stata una bella sorpresa e anche la parziale deducibilità dal reddito non produrrà apprezzabili benefici. Per questo continuiamo a chiedere l’esenzione Imu per le imprese». Il bilancio è invece positivo sul versante del rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga, «benché le modalità di questo rifinanziamento appaiano sbagliate. Ancora una volta, infatti, le imprese, attraverso il prelievo delle risorse destinate alla decontribuzione del costo del lavoro, sono chiamate a sostenere una prestazione che dovrebbe gravare sulla fiscalità generale». Anche il mondo della cooperazione sociale aspetta risposte concrete che permettano di scongiurare l’aumento dell’Iva sui servizi erogati dalle coop, che si tradurrebbe in un vero e proprio salasso per gli enti locali e per tutto il non profit. Ma, per ora, di soluzioni al problema più volte sollevato dall’Alleanza delle cooperative non vi è alcuna traccia.

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