sabato 20 febbraio 2021
400 delegati votano on line il presidente e il Consiglio nazionale L’obiettivo: far sentire la voce dell’associazione, ascoltare e farsi ascoltare di più
Le Acli a congresso: «Costruire il domani»

Siciliani

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Oggi e domani le Acli si riuniscono on-line per il loro 26esimo Congresso nazionale (dal titolo Viviamo il presente, costruiamo il domani) e per eleggere il presidente. A inizio ottobre hanno presentato le candidature gli attuali presidente, Roberto Rossini, e vicepresidente vicario, Emiliano Manfredonia, a guida anche del patronato Acli.

Il congresso, in realtà, ha preso il via il 19 dicembre scorso, dopo mesi di rinvii dovuti alla pandemia. «I circoli sono chiusi per lockdown, il modo di lavorare è cambiato – spiega Rossini, alla guida delle Acli dal 2016 (bresciano, 56 anni, sposato, due figlie, è laureato in Scienze politiche e docente di sociologia al Canossa Campus di Brescia) –, avvertiamo un’emergenza sociale molto grave. Dobbiamo ridirci cosa vogliamo essere in un tempo che cambia così rapidamente. Dunque emerge lo spirito di rinnovare il patto associativo, di rivedere la nostra organizzazione perché sia più aperta, più trasparente, più popolare, più prossima. Come dirò nella relazione, le prossime Acli dovranno essere più prossime, più vicine alle persone, alle famiglie e alle comunità. Dobbiamo anche evitare che 'il palazzo' conti più delle strade e delle piazze nelle quali viviamo e lavoriamo. Dobbiamo ripartire dal lavoro, è il tema veicolare attorno al quale far ruotare la tutela della famiglia, del welfare, dell’ambiente, della mobilità, della scuola e della formazione. Il Recovery plan è una grande occasione. Anche nella difficile ripresa socio-economica che ci accompagnerà nei prossimi anni, continueremo a ribadire il binario su cui far ripartire l’Italia: creare lavoro buono e sostenibile, con un grande piano del lavoro che punti sul green e sul digitale».

Per dare modo agli organi che guidano l’associazione di cambiare tempi e soprattutto modi (è stata attivata e certificata la votazione on line) di elezione del presidente e del Consiglio nazionale, si è reso necessario 'spalmare' l’appuntamento congressuale in tre tappe: oltre al 19 dicembre 2020, il 20 e 21 febbraio 2021 e il 12 giugno 2021. Delle tre, sicuramente quella di oggi e domani è la più importante, visto che si voterà per il nuovo presidente nazionale e anche per il nuovo Consiglio nazionale. La terza tappa, quella del 12 giugno, prevede una discussione su Statuto e regolamenti interni. Il congresso si tiene ogni quattro anni e muove praticamente tutti i soci che sono chiamati, nella maggioranza dei casi (ci sono eccezioni per tutte quelle sedi che per esempio sono state commissariate), a rinnovare anche i loro organi locali. E la due giorni funziona in effetti un po’ all’americana, con gli iscritti che votano i presidenti provinciali e mandano praticamente dei 'delegati' al Congresso (circa 400), che a loro volta votano il nuovo presidente.

Manfredonia ha invece 46 anni: nato a Pisa, sposato, con un figlio, si è formato nel movimento studenti di Azione cattolica ed è stato per molti anni animatore ed educatore parrocchiale. «Il mio programma è mettere al lavoro le comunità – sottolinea Manfredonia –. Essere meno istituzione e più movimento. Insieme ad altri, al Terzo settore, alla Chiesa locale, convochiamo la gente e le comunità per mettersi al lavoro nei nostri paesi, quartieri e città. Costruiamo il mondo che reclamiamo. Essere la democrazia che chiediamo al mondo, con meno verticismi e 'presidenzialismi' e più animazione e rete, luogo per contare, discutere, esprimersi, riflettere, formarsi, incontrarsi nella diversità, e non per essere numeri da esporre o da dirigere dall’alto. Essere dialogo e ricerca di conversione. L’incontro di tante fragilità sia ricerca di senso e spiritualità che radichi l’ascolto nella vita, in dialogo tra fedi, culture e con chi non crede. Un’associazione sostenibile nei territori. Curare e valorizzare di più i dirigenti nei territori, per garantire a molti di potersi esprimere nelle Acli conciliando il proprio impegno con lavoro e famiglia e a circoli e associazioni di assistenza, formazione, progettualità e collaborazioni con le nostre imprese e servizi. Tornare a creare associazioni in tempi di solitudine e crescenti distanze. Una riforma organizzativa che vari un modello più orizzontale e poggi i piedi su una grande stagione formativa». Le Acli sono chiamate anche a 'ricucire' alcuni strappi che bloccano il Paese: quelli, a esempio, tra economia e ambiente, tra periferia e comunità, tra politica e democrazia. E a far sentire la loro voce: ascoltare e farsi ascoltare, ecco il compito che intendono darsi il prossimo presidente, il Consiglio nazionale e tutti gli aclisti.

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